Il Fatto Quotidiano ha lanciato la sua ennesima campagna contro Renzi (ma perché lo odia tanto? Renzi è alla guida di un partito che non raggiunge il 3 per cento. Forse è solo un tentativo di vendetta perché Renzi è stato decisivo nel fermare il governo Conte e portare un premier come Draghi a Palazzo Chigi? Può darsi. La vendetta è nelle corde della compagnia del Fatto. Però le campagne contro Renzi sono molto più antiche. Non si sono mai fermate. Abbondantemente sostenute dalla spinta e dall’aiuto anche tecnico di diverse procure).

Stavolta Renzi è accusato di avere preparato una strategia di attacco a base di fake news contro i 5 Stelle e contro il Fatto Quotidiano. Strategia ispirata da Fabrizio Rondolino, ex giornalista dell’Unità. Se però poi leggi bene gli articoli scopri che è esattamente il contrario. Renzi, si capisce dai resoconto del Fatto, non ha preso in considerazione neppure per un minuto le proposte di Rondolino e non ha mai realizzato nessuna strategia contro Il Fatto.

La cosa – cioè l’attacco a Renzi, ispirato probabilmente da una Procura – è abbastanza inquietante perché coincide con altri episodi che stanno emergendo in questi giorni. Per esempio la vicenda Cesa, che coinvolge i servizi segreti.

In che consiste questa vicenda? Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, fu raggiunto da un importante 007 – del quale non conosciamo il nome – il quale gli garantì che le accuse pesantissime che gli erano state mosse qualche giorno prima da Gratteri (associazione a delinquere) e che erano evidentemente del tutto infondate, sarebbero cadute, ma che lui avrebbe dovuto comportarsi bene e non fare colpi di testa. Il colpo di testa al quale evidentemente si riferiva lo 007 era quello appena compiuto da Cesa, e cioè il voto del suo piccolo gruppo in Parlamento contro il governo Conte 2, che fu decisivo per la liquidazione di quel governo. Il nostro 007 però, probabilmente, riteneva che ci fossero ancora i margini per un Conte 3 – visto che l’operazione Draghi non era ancora nota e che l’ipotesi di elezioni anticipate terrorizzava la maggioranza dei parlamentari – e che un voto dell’Udc di Cesa sarebbe stato fondamentale.

Chi era questo 007? Il Fatto Quotidiano oggi fa il nome di Marco Mancini – sospettabile, dice il Fatto, in quanto amico di Gratteri – e spiega come e perché Marco Mancini non avesse nessun interesse a salvare Conte. Vero. Però c’è un errore nella ricostruzione del Fatto: tutto lascia pensare che quello 007 non fosse affatto Mancini, anzi, fosse uno dei nemici di Mancini e che, in questo caso, Gratteri non c’entrasse proprio nulla.

Provate a mettere insieme le due vicende. E anche altre vicende recenti, legate soprattutto all’attacco giornalistico-giudiziario a Matteo Renzi, del quale Il Fatto Quotidiano ha pubblicato qualche giorno fa addirittura i conti correnti, violando ogni principio costituzionale, giornalistico, civile, di buon senso.

La fotografia che esce è questa. Ci sono in azione, in Italia, vere e proprie bande di soldati di ventura (magistrati, giornalisti, agenti segreti) che in accordo tra loro, o talvolta persino in disaccordo, devastano il paese e inquinano, fino a infognarla, la lotta politica. Della politica vera vera, del resto, ormai è rimasto zero. Idee, programmi, progetti, ideologia: e chi li ha visti? Da una parte (per fortuna) c’è un drappello di governanti, guidato da Mario Draghi, che tenta di tenere in piedi l’Italia, infischiandosene dei partiti; dall’altro ci sono gli avventurieri, che trovano spazio ad abbondare proprio perché la politica vera ha abbandonato il campo. Schiacciata ora dalla magistratura, ora dal populismo, ora dal taglio dei fondi e dall’impossibilità di finanziarsi, ora dalle potenze economiche. Non è una novità: tutto cominciò con Tangentopoli e poi con la lotta a Berlusconi. Il risultato è quello che abbiamo davanti agli occhi: un deserto di idee e il campo libero alle bande.

Il Fatto nell’edizione di ieri sommerge tutti di accuse infamanti. In realtà poi si scopre che molti degli accusati non hanno fatto proprio niente di male. Annalisa Chirico, giornalista, è accusata di essersi voluta informare sui fatti prima di andare in Tv. C’è qualcosa di male? Lilli Gruber è accusata di farsi imporre gli ospiti da Renzi (ma allora, uno si chiede, come mai a Otto e mezzo gli ospiti fissi sono Travaglio e Scanzi?). Molti altri collaboratori di Renzi sono accusati di avere detto e scritto parole di fuoco contro le fake news lanciate verso di loro. E lo scandalo dov’è?

Lo scandalo sta in poche righe nelle quali Fabrizio Rondolino (inascoltato) suggerisce a Renzi di rispondere ai 5 Stelle e al Fatto, copiando pari pari lo schema della propaganda dei 5 Stelle e del Fatto. La strategia del pan per focaccia.

Conosco Fabrizio da una trentina d’anni (credo di averlo portato io all’Unità alla fine degli Ottanta) e lo stimo. Se davvero ha proposto a Renzi di copiare i metodi di Travaglio, ha fatto malissimo, secondo me. Ma non mi pare che sia da fucilare. La frase incriminata poi è una sola, scritta su una mail confidenziale e riservata, e magari buttata lì un po’ a caso o come voluta provocazione. Quando si parla e si scrive senza sospettare che l’Ovra o la Stasi ti stiano spiando, spesso si usano esagerazioni e stupidaggini. Rondolino probabilmente non poteva immaginare che qualche talpa in Procura (diciamo così, in modo da non prendere querele: qualche talpa in procura…) avrebbe istruito i giornali dell’estrema destra (La Verità e il Fatto) perché saltassero sulle mail private dell’ex segretario del Pd e aumentassero la loro fame di infangamento.

P.S. Travaglio scrive che gli 007 Pollari e Pompa prepararono nel 2006 dei dossier contro di lui. Non è vero. I magistrati accertarono che non era vero. Marco, Marco, caschi sempre sulla fake news.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.