Esteri
L’aborto è omicidio, la Polonia verso il grande fratello medioevale: un superprocuratore anti-divorzio e Lgbtq+
La Polonia si prepara a ristabilire un ordine sociale di stampo feudale. Oggi la Camera bassa del Parlamento discuterà una proposta di legge che equipara l’aborto all’omicidio e, tra le altre cose, definisce legalmente l’embrione un “bambino” dal momento del concepimento. Il documento propone di fatto un bando completo dell’interruzione di gravidanza, anche nei casi di stupro o in cui è a rischio la vita della mamma. Il testo se diventerà legge, punirà con detenzione dai cinque anni all’ergastolo sia le donne che abortiscono, che chi le aiuta a partorire. Ma, visti i recenti sviluppi, non si esclude in futuro un’ulteriore stretta governativa.
“Registro delle gravidanze”
Il governo di Varsavia punta ad altre ambizioni, ben più restrittive nei confronti delle donne. In Parlamento sarà annunciata anche una proposta per creare un “Istituto familiare e demografico” che, in teoria, avrebbe lo scopo di aumentare il tasso di natalità della Polonia, limitando i divorzi, impedendo gli aborti e disgregando le famiglie arcobaleno. La proposta di legge, presentata dalla fondazione civile ‘Pro’ che si batte contro l’aborto, dovrebbe essere approvata dal Senato a metà dicembre ed entrare in vigore da gennaio.
Il testo prevede anche l’istituzione della figura di un “superprocuratore”, al capo dell’istituto, che avrebbe l’accesso ai dati sulla gravidanza delle donne e avrebbe il potere di non approvare i divorzi. Ma, soprattutto, avrebbe la possibilità di perseguire le donne che decidono di non proseguire la gravidanza. Le attiviste sono preoccupate dall’iniziativa del governo di Mateusz Morawieck, intenzionato a creare un database che permette l’accesso di tutti i dati personali dei cittadini: dati medici, anagrafici, civili e penali e, infine, dati scolastici.
Lo strumento quindi consentirà alle autorità di destra di monitorare lo stato di gestazione di una donna e se quest’ultima ha deciso di portare a termine la gravidanza. Il ministro della Salute ha smentito che il governo lavori a tale progetto, affermando che non esiste “nessun registro delle gravidanze” e che il governo sta solo effettuando un passaggio dai file cartacei a quelli digitali.
Le proteste delle associazioni femministe
Monta quindi la preoccupazione delle organizzazioni e associazioni che si occupano della tutela dei diritti delle donne. Numerose manifestanti sono scese in piazza per protestare contro l’ennesima stretta che limita la loro libertà decisionale. Alla vigilia del voto, diverse attiviste per i diritti delle donne, riferisce Euronews, hanno dimostrato a Varsavia davanti agli uffici governativi con dei manichini tinti di rosso, a simboleggiare il sangue, contro il piano che autorizzerebbe le autorità a tracciare il percorso di gravidanza fino alla nascita, creando così un potenziale strumento giuridico contro l’interruzione.
Amnesty International lancia l’allarme sulla possibile ulteriore stretta all’interruzione di gravidanza nel Paese e in un comunicato ha rivolto un appello ai parlamentari polacchi affinché “respingano in modo inequivocabile la scellerata proposta legge”. L’iniziativa, “che cerca di equiparare l’aborto all’omicidio è l’ultimo di un’ondata di attacchi crudeli e discriminatori ai diritti umani delle donne da parte dei legislatori polacchi, che sta mettendo a rischio sempre maggiore la salute e la vita di donne, ragazze e persone che hanno bisogno di un aborto”, ha denunciato Esther Major, Senior Research Adviser per l’Europa di Amnesty International.
“La Polonia”, ha ricordato Major, “ha già un quadro draconiano e violento per la fornitura di servizi per l’aborto. I parlamentari polacchi devono respingere inequivocabilmente questa scellerata proposta di legge che, se approvato, non farebbe altro che aumentare la probabilità che donne e ragazze subiscano danni fisici e psicologici e addirittura perdano la vita”.
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