“L’amore è cambiato. L’era post-romantica”
L’amore cambia e ci cambia, dal privato al pubblico: il libro di Annalisa Ambrosio

Se si potesse utilizzare un solo aggettivo per descrivere “L’amore è cambiato. L’era post-romantica”, libro di Annalisa Ambrosio uscito in queste ultime settimane per le Vele di Einaudi, direi senz’altro “utile”.
Questo piccolo saggio mette a fuoco, in poco più di cento pagine, un numero importante di temi, per nulla scontati: questioni che riguardano il nostro privato, di persone che hanno vissuto e vivono relazioni sentimentali, ma nondimeno l’impatto di queste relazioni – e della loro continua evoluzione – sulla dimensione sociale. Dimensione in cui l’amore cessa (culturalmente) di essere soltanto un fatto di “destino” e diventa invece anche, o soprattutto, “scelta”, “sostituendo la lotteria della natura” con un principio di “responsabilità” e tutto ciò che ne consegue.
Uno scenario, questo, in cui persino l’innamorarsi può essere considerato come “esperienza umana autoportante”, che per quanto travolgente e bellissima, può anche risultare fine a se stessa: non prevedere cioè nessun finale romantico, senza per questo tuttavia doversi ritenere una vicenda minore; e senza doverci noi sentire sciocchi per averla vissuta in modo intenso, o addirittura estremo. In una scena de “La signora della porta accanto”, penultimo film di Truffaut incentrato sull’ “amour fou”, Fanny Ardant ascolta la radio insieme all’amante Gerard Depardieu. D’un tratto commenta: “Dicono che sono stupide queste canzoni d’amore, ma più sono stupide più sono vere. Quindi non sono stupide”.
E’ così. A volte, anzi, proprio la sofferenza per un amore perduto aiuta a ricalibrare valori e priorità della nostra vita. Ci apre gli occhi, aiutandoci a distinguere quel che è davvero sciocco da ciò che non lo è affatto. Ambrosio lo spiega bene, distinguendo i piani dell’amare (fondato appunto, e sempre di più, su scelte consapevoli) e dell’innamorarsi (fatto irriducibile alla volontà e del tutto privo di giustificazioni) in una carrellata di opzioni possibili, neppure rigidamente alternative. E in questo universo che cambia, dai sentimenti ai percorsi di vita, dalle definizioni identitarie del sé alle rappresentazioni di un “noi” che può essere più affollato e composito di quanto non accadesse in passato, in questo enorme cambiamento culturale in atto non può non porsi il tema di un cosiddetto riconoscimento sociale.
Ma non si tratta per forza – almeno in prima istanza – di un riconoscimento giuridico: prima è necessario capire quali reali questioni siano sul tavolo, quali ulteriori trasformazioni alle porte, quale società si appresti ad essere quella in cui viviamo. Le regole e le norme seguiranno, come è naturale che sia, ma sulla base di una consapevolezza che ci sia augura finalmente condivisa. E proprio qui sta il pregio principale di questo libro: nel compiere una ricognizione acuta e altrettanto onesta di quale sia lo stato delle cose in materia di sentimenti e rapporti personali, rimanendo tuttavia estraneo a frettolosi giudizi di valore, o di merito, rifuggendo semplificazioni o scorciatoie ideologiche. Partendo invece dalle persone, dalle loro benedette fragilità, e soprattutto dalla realtà cruda delle storie che vivono, si rappresenta l’amore come una cosa “seria, complessa e pubblica” e come tale “ambito su cui agire a livello sociale, tecnologico e legislativo”.
“L’amore è cambiato”, insomma, non è un libro politico stricto sensu, ma è l’ideale premessa alla lettura “politica” di una materia ampia e complessa su cui – mai come ora – serve uno sguardo laico, aperto e capace di reale “competenza umana”. Che possieda cioè la disponibilità a capire le ragioni “umane” del prossimo. Perchè il prossimo siamo noi.
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