Working poor, lavoratori poveri. Sono gli italiani secondo un nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo): gli stipendi ‘nostrani’ sono infatti più bassi del 12% rispetto al 2008 in termini reali.

Il dato emerge nel Rapporto mondiale sui salari 2022/23 “L’impatto dell’inflazione e del Covid-19 sui salari e sul potere d’acquisto“. A fare compagnia all’Italia in questa ‘speciale classifica’ sono Giappone e Regno Unito, le uniche altre due economie del G20 dove i salari reali nel 2022 hanno fatto registrare livelli inferiori al 2008. Il Belpaese in questo fa la parte del leone: il Giappone cala infatti ‘solo’ del 2 per cento, mentre il Regno Unito del quattro. All’altro estremo Australia e Corea del Sud, che mostra invece una crescita dei salari in forte aumento.

Solamente nel 2022 e a causa dell’inflazione, in Italia i salari hanno perso sei punti percentuali, il doppio rispetto alla media Ue. A venire penallizati, scrive nel suo rapporto l’Ilo, sono in particolare le famiglie a basso reddito che hanno una spesa in proporzione più alta sui beni essenziali. Per queste famiglie l’inflazione è più alta rispetto a quella media, secondo l’Ilo, tra uno e quattro punti.

Dobbiamo porre particolare attenzione ai lavoratori a reddito medio-basso. Contrastare l’erosione del potere d’acquisto dei salari è un fattore essenziale per la crescita economica e può supportare la crescita dell’occupazione. Questo può essere inoltre un modo efficace per diminuire la probabilità o la severità di un’eventuale recessione in Italia“, spiega Giulia De Lazzari, economista dell’Ilo, analizzando i dati sul nostro Paese.

Secondo Gianni Rosas, direttore dell’ufficio Ilo per l’Italia e San Marino, “la ripresa dal Covid che si stava realizzando nel mondo del lavoro in Italia e su scala globale è stata compromessa dall’attuale grave crisi inflazionistica. Insieme al rallentamento della crescita economica, la crisi attuale sta aggravando la situazione dei salari reali in Italia e nel mondo. In questo contesto, è necessario adottare, attraverso il dialogo sociale, delle politiche e misure di supporto al tenore di vita di lavoratori e famiglie, politiche salariali attraverso la contrattazione collettiva, unitamente a misure dirette alle famiglie meno abbienti. È inoltre fondamentale rafforzare le competenze dei lavoratori attraverso l’istruzione e la formazione lungo l’arco della vita e adottare strategie integrate per ridurre il divario salariale di genere“.

Redazione

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