E’ arrivata la tanto annunciata stretta sul reddito di cittadinanza. La mission al vaglio del consiglio dei ministri, atteso per questa sera, è ardua: mantenere attiva la misura e trovare risorse per 1,5-2 miliardi. Al centro della discussione, appunto, il reddito, che non verrà cancellato con un colpo di spugna (almeno non subito) ma modificato, con l’aiuto che resterà usufruibile per le persone in stato d’indigenza e con una stretta sui cosiddetti furbetti del reddito.

Soprattutto, si fa avanti l’ipotesi di un reddito ‘a scadenza‘, con una disponibilità limitata e una sorta di ‘anno cuscinetto‘, nel quale chi percepisce il sostentamento dovrà essere inserito nel mondo del lavoro grazie anche ad appositi corsi di formazione considerati obbligatori. Una soluzione voluta fortemente dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone e pensata per evitare stop traumatici, come riferiscono fonti di governo. Sembra accantonata, dunque, l’idea di un taglio immediato al beneficio già dal primo gennaio, taglio che in teoria avrebbe permesso di risparmiare 1,8 miliardi.

La data di interruzione sarebbe quindi quella del 31 dicembre 2023. Ma i cambiamenti non sarebbero finiti qui. Secondo quanto si apprende, chi al termine dei sei mesi di formazione non fosse riuscito a trovare un impiego potrebbe avere diritto a richiedere il reddito per altri 12 mesi, ricevendo il sostegno economico tagliato del 25%. Inoltre, non sarà più possibile rifiutare fino a due offerte di lavoro (adatte) ricevute: sembrerebbe che l’idea dominante sia quella di disattivare il sussidio già dopo il primo rifiuto.

Al Cdm, previsto per le 20.30 di oggi, si discuterà anche sulla possibilità di aumentare le pensioni minime, tema caro a Forza Italia, che in campagna elettorale aveva chiesto di alzare a mille euro al mese la retribuzione minima. Al vaglio, infine, anche la possibilità di una riduzione dello sconto sui carburanti.

Redazione

Autore