Lo scontro tra Vincenzo De Luca, che per essere fedele al suo personaggio ha fatto la prima mossa, e Giorgia Meloni, che dopo una prolungata striscia di provocazioni si è decisa a salire sul ring per rispondere alla sfida lanciatale dal presidente della Regione Campania, oramai va avanti da diverse settimane. Tra alti e bassi, in uno scambio di battute sarcastiche e di risposte piccate, non sono mancati momenti di forte tensione tra i due che invece di portare, come spesso capita in questi casi, a un livellamento dei toni hanno finito per esasperare ancor di più la querelle.

È indubbio che entrambe le leadership, per quanto collocate su posizioni istituzionali asimmetriche, godano di una dose importante di credibilità che da un lato ha permesso a De Luca di intestarsi, senza particolari sforzi e resistenze, la battaglia contro il governo in nome e per conto dell’intero Mezzogiorno, mentre dall’altro, ha legittimato le obiezioni di Meloni che ha furbescamente scelto di utilizzare come frame della contro-narrazione quello di una Campania dove sembrano esserci molte zone d’ombra nella qualità e quantità della spesa pubblica e dei fondi europei e dove la sanità pubblica è allo sfascio.

Solo a ben guardare è già da qualche tempo che le due opposte narrazioni sono meno distanti di quanto sembra, sono in quella particolare condizione in cui si tengono l’una all’altra in un equilibrismo funzionale che ritorna utile a entrambe. Tant’è che potremmo tirar fuori dal baule della prima Repubblica una celeberrima formula morotea, quella della convergenze parallele, per descrivere il senso di questa reciproca utilità.

La convenienza di De Luca

Così Vincenzo De Luca ha tutto l’interesse, contrariamente a ciò che dichiara un giorno sì e l’altro pure, che il governo ritardi il più possibile la definizione e la firma dell’Accordo per lo Sviluppo e la Coesione che prevede, al pari di quelli già sottoscritti nelle altre regioni, il finanziamento degli interventi da realizzare in Campania attraverso il Fondo sviluppo e coesione (FSC) 2021-2027. Più il governo e il ministro Raffaele Fitto, rinviano l’accordo tanto più il presidente può rafforzare la sua costruzione narrativa, farla crescere, in termini di adesioni, di consensi e soprattutto di autenticità. In questo modo, De luca può altresì rintuzzare all’interno del Partito Democratico quella frangia di dirigenti, con Schlein in testa, che considera la sua leadership una leadership locale, priva di una caratura nazionale.

La convenienza di Meloni

Al contempo, posticipare l’accordo con la Campania in coda a tutti gli altri, serve implicitamente a Giorgia Meloni per ribadire che la sua non è una scelta dispettosa o irrispettosa dei diritti dei campani, perché la dove le regioni manifestano la volontà a collaborare su progetti di qualità della spesa il governo procede spedito, diversamente da quanto invece sembra voler fare chi amministra la Campania. In ultimo, ma non per ultimo, procrastinare la sottoscrizione dei finanziamenti FSC manda un ulteriore messaggio: all’occorrenza il governo e il premier non esitano a usare un metaforico bastone nei confronti di coloro, oppositori politici o istituzioni, che nella contrapposizione frontale sono disposti a infrangere le etichette istituzionali, le consuetudini e il bon ton democratico.

 

 

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).