Il terribile 2020 si è chiuso e ha lasciato in ognuno preoccupazioni per il futuro e dolore per quanti sono scomparsi per colpa della pandemia. Guardiamo avanti, partendo dall’importanza del vaccino che potrà tutelarci e farci vivere di nuovo senza paura.

Naturalmente questi mesi hanno fatto emergere le contraddizioni e le falle del nostro sistema-Paese e ora è compito delle classi dirigenti avviare una profonda rivoluzione per rendere più trasparente ed efficace il funzionamento delle istituzioni.

Il primo banco di prova sarà l’approvazione del programma di investimenti per l’uso dei fondi europei, consapevoli che questa è l’ultima chance che ci potrà garantire un nuovo rinascimento economico e sociale. Napoli ha vissuto questi mesi in un profondo disordine con un governo cittadino incapace, pieno di debiti, in continuo conflitto con le altre istituzioni, incapace di garantire livelli accettabili di vivibilità. Col nuovo anno si marcia rapidamente verso le elezioni amministrative che definiranno l’opportunità, per ciascuno di noi, di vivere in un sistema civile efficiente. Il confronto, però, appare opaco, con lo sguardo rivolto al passato e attento agli interessi particolari.

Non c’è dubbio sul fatto che la politica stia attraversando una profonda crisi e che i partiti non riescano a definire le proprie identità e idealità. Da più parti si sente dire che ora è il momento dei programmi, ma degli stessi, poi, non si trova traccia col risultato che si rimane alla declamazione di astratti principi. Provo a fare uno sforzo concreto enucleando poche dirimenti questioni.

Innanzitutto è necessario prendere atto del fatto che il Comune di Napoli è strutturalmente in dissesto finanziario. Due miliardi e 700 milioni di disavanzo sono una montagna che impedisce di guardare l’orizzonte e indicare il futuro. Nascondere questa realtà sarebbe gravissimo. Bisogna quindi trovare nuove soluzioni e io penso che si debba partire dalle società partecipate che erogano i grandi servizi alla collettività: Anm, Abc, Napoli Servizi e Asia che soffrono per i mancati trasferimenti di risorse da parte del Comune, cioè centinaia di milioni non erogati in questi anni e che fanno risultare tutti i bilanci in perdita. Se non si adotteranno interventi finanziari strutturali, le banche porteranno al fallimento le società. C’è bisogno, dunque, di metterle in sicurezza separandole giuridicamente e amministrativamente dalla casa madre, mettendole sotto il “cappello” di una holding finanziata attraverso il conferimento di beni patrimoniali pubblici disponibili, così da disegnare una concreta gestione autonoma e capace di sostenere il rapporto di anticipazione con le banche.

In quest’ ottica è utile pensare a una gestione unitaria del trasporto pubblico locale in chiave metropolitana, quindi superando Anm e Ctp, entrambe in concordato preventivo per evitare il fallimento. Dopo questi passaggi, bisognerà mettere mano al dissesto per separare tecnicamente i debiti del passato da una nuova gestione virtuosa. Penso che, con l’attuale normativa, la dichiarazione di dissesto sia inevitabile. Proprio per questo c’è bisogno di un’autorevole rappresentanza politica che apra, insieme con altre grandi città come Torino, il confronto col Governo nazionale per ottenere una legge che consenta, in tempi certi e rapidi, il risanamento finanziario, poiché l’attuale disciplina appare insufficiente. Senza questi atti politico-amministrativi non esiste il programma per Napoli: bisogna intendere questi atti come propedeutici rispetto a ogni altra scelta.

So bene che per Napoli è necessario pensare a nuovi assetti urbanistici e di sviluppo. Penso che, sia nell’ area orientale sia in quella occidentale, occorra andare oltre le indicazioni del piano De Lucia e non solo perché sono passati venti anni, ma perché alcune scelte lì contenute si sono mostrate sbagliate e irrealizzabili. Ma le politiche urbanistiche dovranno essere accompagnate da una straordinaria opera di risanamento urbano, poiché in questi dieci anni di amministrazione arancione si è visto soltanto l’abbandono.

Bene, se queste riflessioni possono essere intese come parte di un programma, parallelamente è necessario individuare la personalità capace di imprimere la svolta necessaria, mettendo in campo le migliori energie per una nuova autorevole classe dirigente. Dal dibattito tra le forze del centrosinistra (oltre i Cinque Stelle) sembra di capire che vi sono figure interscambiabili da candidare a sindaco: un errore grave e di vecchia cultura politica. Chi deve fare il sindaco deve godere di autorevolezza e autonomia politica, insieme con un largo consenso popolare. Proprio partendo da questo punto di vista credo sia utile apprezzare la disponibilità e l’impegno di Antonio Bassolino che non è un alieno, ma parte costituente e integrante della coalizione di centrosinistra. Il mio auspicio è che i partiti e le rappresentanze associative sappiano cogliere questo dato ineludibile.