Cinque parole per quattro bare: “Ovviamente con l’esclusione di Hamas”. Il presidente della Repubblica le pronunciava il giorno prima, quando il mondo non aveva ancora assistito all’ultimo scempio organizzato dai nazisti di Gaza. Rese in occasione della visita del presidente israeliano Yitzhak Herzog, le dichiarazioni di Sergio Mattarella circa l’esigenza che la società palestinese – se vuole avere un futuro, un qualsiasi futuro – debba vedere estirpata l’istanza mortifera che la presidia, anticipavano con definitiva compiutezza il commento dovuto all’orrore che sarebbe andato in scena alcune ore dopo.

Quelle casse nere – contenenti i resti di Kfir e Ariel Bibas e della loro madre, Shiri, e quelli dell’ottantaquattrenne Oded Lifshitz – andavano in rassegna sull’ennesimo palco dell’oltraggio alla vita e del culto della morte denunciando una colpa diffusa e inemendabile. E cioè la responsabilità dei troppi riluttanti a riconoscere che il 7 ottobre era trapassato un confine estremo, in un esercizio di disumanità che avrebbe dovuto fermare il respiro del mondo civile educato alla retorica del “mai più”. Non è stato così. Le immagini di quei due bambini in braccio alla madre terrorizzata non hanno saputo raccontare a quel mondo civile il trionfo della disumanità che faceva spettacolo di sé nel fumo degli ebrei bruciati vivi e nelle aie in cui si giocava a calcio con i seni resecati delle ragazze.

Ora è dal chiuso di quelle bare che quei bambini, quella madre e quel vecchio provano a descrivere le fattezze di ciò che li ha presi quel giorno del 2023 e li ha restituiti dopo i quindici mesi che si erano scordati di loro. A prenderli era la barbarie che ora li ha riconsegnati così, permettendo loro il lusso di farsi esemplare rimprovero verso quelli che, allora, non la riconobbero. E monito, ora, nei confronti degli incaparbiti a non a capire quel che c’è da capire: e cioè che per quella barbarie c’è spazio se le ambizioni di chi la pratica si assolvono nella noncuranza altrui e nelle linee di credito aperte per il quieto prosperare della sloganistica imbandierata d’arcobaleno.

Quelle parole di Sergio Mattarella – inutile far finta che non sia così – faticheranno a concimare le sensibilità e, soprattutto, le determinazioni delle maggioranze ancora vigliaccamente incapaci di dichiarare che non solo non c’è nessuna possibilità di futuro, ma nemmeno nessun diritto a qualsiasi futuro dei palestinesi in un quadro pacifico e condiviso se, prima, non sarà estirpato il culto della morte che li assedia e ne sequestra le capacità di incivilimento. “Ovviamente con l’esclusione di Hamas” dovrebbe essere la sentenza che condanna ed esclude ogni possibile soluzione diversa. Ed è una sentenza alla cui esecuzione tutti dovrebbero contribuire, impedendo che sia solo Israele a incaricarsi di attuarla. L’alternativa non è nessuna pace, nessuna giustizia, nessun futuro – per nessuno – se non di altra barbarie. Se non è stato capito finora, è improbabile che si capisca. Per quanto quelle quattro bare e quelli che le hanno riempite lo abbiano spiegato in modo eloquente.