Craxi ha sempre acceso passioni contrapposte. Ma adesso il tempo trascorso, la qualità dei documenti riservati desecretati e il numero delle testimonianze inedite consentono di capire meglio l’attualità dell’ultimo grande leader della Prima Repubblica. A raccoglierli ha pensato Fabio Martini, il giornalista che dal 1989 firma per La Stampa i principali eventi politici. Nel volume “Controvento – la vera storia di Bettino Craxi”, edito da Rubettino, Martini pubblica documenti inediti e sorprendenti che inanellano rivelazioni anche clamorose. Partendo da un assunto di base: la distanza storica e le nuove fonti consentono di dare una “nuova forma” ad alcuni passaggi della vicenda politica di Craxi che erano rimasti assai controversi.

L’enigma storico

Finalmente è possibile – leggendo tra le righe del libro di Martini e scorrendone una a una le fonti – dare una risposta plausibile ad un enigma storico-politico da decenni irrisolto: quali furono le vere ragioni per cui cadde la Prima Repubblica? Su quella frattura storica, senza eguali in altri Paesi occidentali, per decenni si sono contrapposti due teoremi radicati. Da una parte l’idea di un disegno pianificato da diversi cospiratori in concorso tra loro: i poteri finanziari, gli americani, il pool di Mani pulite. Dall’altra si è sempre ribattuto che la classe dirigente della Prima Repubblica cadde perché corrotta e perché aveva esaurito il suo ciclo. La verità è diversa. Dopo il crollo del Muro di Berlino gli Stati Uniti cambiano paradigma in tutti i paesi rimasti sotto la loro sfera d’influenza e questo accadrà in forme originali in Italia, per decenni Paese di frontiera tra i due blocchi.

Due disegni diversi

Davanti alla gravissima crisi italiana, che è politica, giudiziaria, finanziaria e di protagonismo mafioso, nel giro di tre anni (1991-1993) si manifestano “due Americhe”, dietro le quinte drasticamente diverse tra loro: l’amministrazione Bush appoggia incondizionatamente il pool di Mani pulite e non fa nulla per coprire la vecchia classe dirigente che era stata a lungo supportata nella stagione anticomunista. Dal 1993 l’amministrazione democratica di Clinton cambia radicalmente, ritira l’appoggio al pool di Milano e lo fa anche con un’iniziativa riservata e assolutamente irrituale nei confronti dei Pm di Milano. Per stabilizzare l’Italia l’amministrazione Clinton incoraggia una nuova leva politica, investendo persino sugli ex comunisti e sugli ex missini. Gli americani non attuarono dunque un “piano x”: le due Amministrazioni, perseguirono disegni diversi. Finendo però per determinare il risultato finale: l’espulsione rapida e definitiva di alcuni dei principali protagonisti della Prima Repubblica.

Il piano

E quanto all’azione di Mani pulite, inchiesta mossa da evidenze eclatanti, si sono moltiplicate nuove testimonianze sulle forzature: di particolare valore la “confessione” del giudice Guido Salvini, allora presso la Procure di Milano, che svela il “trucco” del Gip unico. “Parla” all’oggi anche il piano italiano di pace per il Medio Oriente che Craxi coltivò, d’intesa col presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan. Un piano che getta una nuova luce sulla vicenda di Sigonella: certo, il presidente del Consiglio italiano resistette davanti all’ingerenza di stampo colonialista degli americani. E poi ne pagò il conto.

Eleonora Tiribocchi

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