Il caso
Leonardo Bertulazzi, un 75enne che verrà rieducato in carcere mentre piange lo Stato di diritto
Esprime “profondo apprezzamento” Giorgia Meloni, e piange lo Stato di diritto, dopo l’arresto a Buenos Aires di Leonardo Bertulazzi, latitante italiano dal 1980 e condannato in contumacia a 27 anni di carcere per l’appartenenza alle Brigate Rosse e il sequestro dell’armatore genovese Pietro Costa.
All’esponente della colonna genovese delle Br era stato concesso – dopo un primo fermo nel 2002 – lo status di rifugiato politico sulla base del principio dell’habeas corpus che vieta, in Argentina come in Europa, di condannare una persona che non sia fisicamente presente al processo.
È lo stesso principio in base al quale la Corte di Cassazione francese un anno fa ha rifiutato in modo definitivo l’estradizione di 10 rifugiati politici italiani. Lo aveva fatto in osservanza dell’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il processo in contumacia, consentito in Italia, è fuori dallo Stato di diritto. Le sue sentenze di condanna, come quella che riguarda Leonardo Bertulazzi, non esistono neppure per l’ordinamento argentino.
L’estinzione della pena e il passo indietro
Inoltre, nel giugno del 2017, la Corte d’Assise d’Appello di Genova e in seguito anche la Cassazione avevano dichiarato estinta la pena per prescrizione del reato: quindi l’ex militante delle Br – ormai settantenne – era diventato un uomo libero. E anche reinserito nella società, supponiamo, nonostante i gravi reati (forse) commessi. Ma una nuova Corte stabilì poi che l’arresto del 2003 avrebbe dovuto far ripartire l’orologio da capo.
Niente prescrizione dunque. E oggi, con il nuovo regime del governo argentino dell’“anarco-capitalista” Javier Milei, nuovo arresto e nuova estradizione. Ma sì, rieduchiamo in un ridente carcere italiano questo settantacinquenne, mentre piange lo Stato di diritto.
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