Nelle democrazie occidentali si è assistito, negli ultimi tempi, a una sinistra che, pur di scagliarsi contro Israele, è disposta a tutto: accusarla di falsi miti — come il genocidio e la pulizia etnica — nelle istituzioni e nei talk show, e organizzare manifestazioni pro-Palestina sostenute da Schlein, Conte, Fratoianni e compagnia, rivelatesi esclusivamente un tornaconto personale, utile a raggiungere il quorum al referendum, poi mancato.

Questa sinistra, però, sembra non ricordarsi – o magari non lo sa proprio – del suo profondo legame storico con lo Stato ebraico. Sono stati proprio i primi “olim” – molti dei quali provenienti dall’ex Unione Sovietica e vicini al partito comunista – negli anni Venti del Novecento, con i loro kibbutzim, a costruire società prototipo degli ideali socialisti, e dunque a realizzare un’ideologia che, dopo la sua nascita, prendevano come modello. Basti pensare alla grandissima amicizia fra il leader del Partito Socialista Italiano, Nenni, e Golda Meir, primo ministro dello Stato ebraico. Un legame forte non solo per la visione politica di sinistra comune, ma anche per la loro storia personale. Sia lei che Nenni hanno entrambi perso i loro cari nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Il leader socialista perse sua figlia Vittoria ad Auschwitz, dopo essere stata catturata da partigiana, in quel conflitto che vide la partecipazione del futuro Stato ebraico, con la Brigata Ebraica, nella liberazione dell’Italia, insieme agli Alleati e ai partigiani. Evento che la sinistra rivendica come proprio, ma che poi, paradossalmente, ogni 25 aprile festeggia con chi sventola le bandiere palestinesi, quei palestinesi che, durante gli anni ’40, erano gli alleati di Hitler.

Con la guerra del ’67, in quei sei giorni che resero grande Israele, lo Stato ebraico si affermò come una potenza regionale e consolidò un fortissimo legame con gli Stati Uniti che, in questo modo, in piena Guerra Fredda, riuscì ad affermarsi in quell’area. Tutto a discapito dell’ex URSS, che reagì avviando una narrativa aggressiva contagiando tutti i partiti comunisti dell’Occidente e le università, contro lo Stato ebraico, definendolo come uno Stato di apartheid e coloniale per via delle sue conquiste. Nessuno, però, sa che Israele cercò di restituire quelle terre con la politica del “land for peace”, la restituzione ai Paesi arabi che avevano perso i loro territori, in cambio del riconoscimento dello Stato ebraico.

Ǫuesta narrativa segnò un punto di non ritorno per l’Europa, con delle conseguenze che ebbero effetti sulla storia di buona parte della popolazione. Dopo il 7 ottobre 2023, moltissimi italiani hanno sostenuto come le azioni di Hamas non fossero delle barbarie, ma degli atti di resistenza di una popolazione oppressa. Quegli italiani, però, non sanno che, a nome del terrorismo palestinese, sul suolo italiano ci furono attentati in cui morirono cittadini italiani: i due attentati di Fiumicino nel 1973 e 1985 e l’attentato alla sinagoga nel 1982, dove morì un bimbo di soli due anni, Stefano Gaj Taché, “un bambino italiano”, come detto dal Presidente della Repubblica Italiana Mattarella nel suo discorso d’insediamento nel 2015.

Oggi, l’intera sinistra dovrebbe avere il coraggio di guardare alla storia nella sua interezza, anche quando risulta scomoda. Difendere ed attenersi a ciò che afferma Hamas e dimenticare le morti dei propri cittadini italiani, per qualche voto, in più è segno non solo di confusione morale, ma anche di profonda incoerenza. Se oggi la sinistra si batte — giustamente — per diritti e libertà fondamentali, come quelli delle donne, degli omosessuali e delle minoranze, non può ignorare che proprio quei diritti vengono sistematicamente negati e oppressi da molti di coloro che si dichiarano nemici di Israele.

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Ruben Caivano, studente al terzo anno del corso di laurea in Scienze Politiche e Studi Europei. Appassionato di attualità, relazioni internazionali e integrazione europea, guardo alla storia del secolo scorso come una chiave di lettura fondamentale per comprendere gli eventi di oggi.