L'intervista
L’esempio della Gaiola, Simeone: “Dal 2020 i rifiuti sono passati da 100 kg al giorno a zero. E sono tornate specie scomparse”

Affacciata sulle acque turchesi di Posillipo, la Gaiola è un esempio virtuoso di come si possa vivere un luogo senza consumarlo. Natura, archeologia e comunità si intrecciano in questo parco sommerso, divenuto un modello internazionale di fruizione sostenibile. A raccontarcelo è Maurizio Simeone, direttore del Parco.
Direttore, come si può conciliare l’accesso pubblico con la protezione di un ecosistema così delicato?
«Abbiamo adottato un principio: accogliere solo il numero di persone che il luogo può sostenere senza danneggiarlo. È anche questione di sicurezza. Non si può sovraffollare una spiaggetta irraggiungibile dai soccorsi».
Come funziona il sistema di accesso?
«L’area balneabile è piccola, circa 400 metri quadrati. Accogliamo 200 persone per turno, su prenotazione, massimo tre volte a settimana. Prima qui si accalcavano fino a 1.500 bagnanti al giorno: uno scenario insostenibile».
Qual è stato l’impatto di questo cambio di rotta?
«Dal 2020, da quando abbiamo iniziato ad applicare il protocollo di fruizione sostenibile, in un anno i rifiuti sono passati da 100 kg al giorno a zero. Abbiamo assistito al ritorno di specie scomparse. E persino la vegetazione spontanea e gli uccelli costieri sono tornati a popolare l’area. È una rinascita tangibile».
Quali pericoli corre oggi il Parco?
«Da un lato, la pressione per riportare la Gaiola al caos del passato. Dall’altro, un progetto che prevede nuovi scarichi fognari proprio nella nostra zona di tutela europea. Sarebbe un danno irreparabile».
Come monitorate l’ambiente e coinvolgete i cittadini?
«Abbiamo un programma scientifico costante. E la cittadinanza partecipa attivamente alla salvaguardia del Parco. Ogni estate organizziamo iniziative divulgative».
Avete notato un cambio di mentalità nei visitatori?
«Sì. Chi frequenta la Gaiola da anni ha visto il cambiamento con i propri occhi: ora i bagnanti sono i primi a difendere il Parco. Il 98% è favorevole al numero chiuso».
Collaborate con altre realtà?
«Siamo parte della rete MEDPAN che unisce tutte le aree marine protette del Mediterraneo. Siamo spesso invitati come esempio di buona pratica, anche all’estero».
Quali sono i vostri prossimi progetti?
«Il recupero della Villa sull’Isola e una “stanza del mare” per far scoprire le meraviglie del Parco ai più piccoli. Ma il sogno più grande è poterci dedicare pienamente a tutela, ricerca ed educazione».
E per lei, cosa rappresenta la Gaiola?
«È tutto. È il luogo dove ho scelto di restare, mentre altri partivano. Un frammento di mondo che racchiude mare, storia e bellezza. E che merita di essere difeso con ogni energia, ogni giorno».
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