L’assegno di mantenimento? Una donna ne ha diritto se ha sacrificato la propria vita lavorativa, e quindi la propria carriera, per occuparsi della famiglia.

I giudici della Corte d’Appello di Genova hanno così respinto la richiesta di un professionista di revocare gli alimenti all’ex moglie: l’uomo si è visto negare per l’ennesima volta questa possibilità.

Le motivazioni

La donna, assistita dall’avvocato Liana Maggiano, ha dimostrato davanti ai giudici di aver lavorato part time per dieci anni dopo la nascita della figlia, perdendo parte dello stipendio, dei contributi previdenziali e anche gli avanzamenti di carriera.

Per la corte d’appello genovese “nel riconoscimento e determinazione dell’assegno divorzile con la funzione assistenziale concorre la funzione compensativa-perequativa ‘a determinate condizioni’, quando si imponga la necessità di compensare uno dei coniugi per il particolare contributo che dimostri di avere dato alla conduzione della vita familiare ed alla formazione del patrimonio comune o dell’altro coniuge durante la vita matrimoniale, sacrificando le proprie concrete aspettative professionali”. 

Una vicenda iniziata nel 2016

Nel 2016 il tribunale di Genova aveva condannato il marito a versare un assegno divorzile alla moglie sulla base del tenore di vita. L’anno successivo, nel 2017,  l’ex marito aveva deciso di fare appello, dato che la Cassazione era intervenuta sulla questione, eliminando questo criterio. La Corte d’appello aveva però confermato gli alimenti alla donna con criteri “personalizzati”, dato che la Cassazione non definiva quali fossero i principi per liquidare o meno l’assegno. L’uomo, non soddisfatto, aveva quindi impugnato in Cassazione, mentre nel 2018 le Sezioni Unite si pronunciavano sui criteri per cui concedere oppure negare il mantenimento.

Nel 2019 sempre la Cassazione si è espressa nuovamente sul tema, stabilendo che l’ex marito, con un reddito elevato, non è tenuto  per questo motivo a versare l’assegno di divorzio alla ex moglie che guadagna meno. La nuova sentenza però sottolinea le rinunce della moglie a favore della famiglia: una scelta che quindi va ‘ricompensata’ per le perdite economiche subite.

 

Redazione

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