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Libertà, la chiave per la civiltà del socialismo: il monito di Signorile sul declino della politica
Lo storico esponente del Psi indica la strada contro la paralizzante crisi e il dilagare dei populisti in Italia. I nuovi partiti non riescono a garantire il rapporto tra i cittadini (ora disillusi) e le istituzioni democratiche

Si sono spesso accusati gli intellettuali di aver rinunciato al dibattito sulle idee, quasi non fossero più in grado di interpretare il mondo di oggi che ha modificato in modo così radicale tutti i parametri con i quali si sono costruite le democrazie occidentali in questi ultimi cent’anni. Se si guarda invece all’intera produzione culturale dei Duemila, non sono mancati interventi che – analizzando lo straordinario cambiamento in corso – hanno cercato di riposizionare libertà ed eguaglianza, i concetti base della civiltà democratica, nello scenario della nuova epoca storica. Da Isaiah Berlin a John Rawls, da Amartya Sen all’ultimo recente contributo di Daniel Chandler, le loro riflessioni sono indirizzate a rielaborare una idea di libertà e di eguaglianza in rapporto al significato e all’uso di questo concetto nell’era dell’Intelligenza Artificiale e dell’oligopolio digitale che appaiono indirizzate a declinare la libertà come non interferenza in un sistema di regole. In realtà, dunque, non c’è un silenzio della cultura ma è venuta meno la sponda della politica che dal rapporto con la cultura traeva linfa vitale, traducendo il linguaggio delle idee nella capacità di governare il cambiamento.
È appena stato pubblicato il libro di Claudio Signorile, che mette proprio questo dibattito sulla libertà al centro del suo lavoro “Il socialismo della libertà” (Marsilio 2025), indicando nella crisi della politica il declino della nostra democrazia in Europa, quella democrazia accusata recentemente da Musk – e non solo da lui – di soffocare la libertà dei suoi cittadini. Signorile parte dall’idea di libertà come riferimento primario nella produzione concettuale e politica della cultura di sinistra. La sua crisi oggi sta anche nel fallimento dei tentativi di elaborare nuove identità politiche e valoriali sulle rovine delle ideologie pianificatrici e teleologiche, partendo dalla crisi dello Stato sociale nella sua costruzione storica socialdemocratica, liberaldemocratica e libersocialista. Aver identificato lo Stato e le istituzioni politiche come i soli soggetti ai quali spetta la realizzazione delle condizioni per garantire la libertà del cittadino, ha delineato un concetto di libertà alla fine incompatibile con le aspettative, le richieste e i bisogni di una popolazione che vive nell’universo mediatico.
Le riflessioni teoriche dell’autore sono concentrate prevalentemente nell’ultimo capitolo del libro, anche se restano il filo conduttore dei paragrafi che suddividono i sei capitoli complessivi, in particolare quelli relativi alla “società dei cittadini” e al “socialismo e società dei diritti”, fino a quello che riassume la sua proposta politica per attuare il socialismo della libertà attraverso “il percorso del socialismo federativo”. Una proposta che nasce dalla necessità di cercare una strada per uscire dalla paralizzante crisi della politica che, appunto, si sta traducendo in crisi della democrazia. Come scrive nell’introduzione Signorile, i populismi esplosi già sul finire della prima Repubblica – conseguenza di paure e insicurezze diffuse tra i cittadini intimoriti e impreparati alle sfide del nuovo mondo globale – sono stati affrontati con ricette miracolistiche da una classe dirigente altrettanto spaventata e insicura che “governa con le promesse non mantenute”.
Dura la sua critica ai partiti di oggi, “larve dei partiti” di un tempo la cui funzione fondamentale di garantire il rapporto tra i cittadini e le istituzioni democratiche appare sempre più ridotta. Logico che la maggioranza della popolazione si allontani dalla politica, ritirandosi nel privato; altri si affiliano a movimenti effimeri o restano affascinati da chi fa balenare l’illusione che tutto si potrebbe risolvere in uno Stato forte e autorevole (o autoritario?), guidato da un leader capace, pragmatico nell’azione quotidiana e ancorato ai princìpi di una società nazionale sana, non inquinata dai virus effimeri della modernità. A questi cittadini disillusi e impotenti, Signorile vuole indirizzare il messaggio del socialismo della libertà, sintetizzato in quell’ultimo paragrafo del libro che ha intitolato “Siate liberi!”.
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