Il compleanno lo festeggia su due giorni, il 9 luglio, quando è effettivamente nato, ma anche l’11, giorno in cui è stato registrato. Lino Banfi ieri, oggi e domani compie 80 anni. “Ormai non sto più nella terza età ma nella quarta”, racconta al corriere della sera. Oronzo Cana’ si sente oltre i tempi supplementari “pronto ai rigori a oltranza”. E si mantiene: “Mi alleno, so a memoria il codice fiscale, mi ricordo tutto, me lo ha detto anche il mio amico Renzo Arbore. Mi chiedono come faccia ad avere la pelle così liscia…”. Ed è pronto a diventare bis nonno: “mia nipote Virginia, aspetta una bambina. Rosanna diventerà nonna”.

Lino Banfi: “Vendevo orologi falsi ai napoletani, poi mi hanno rubato il Rolex”

È l’occasione per raccontare anche alcuni aneddoti di vita quotidiana. Quanti ricordi in ottant’anni, alcuni davvero spaventosi: “Due rapinatori una volta mi puntarono una pistola in testa appena fuori casa per rubarmi il Rolex che avevo. Mi aspettavano. ‘Banfi dammi l’orologio’. Temevo che volessero salire, ma per fortuna se ne sono andati”.

Mentre ammette di non essere caduto in truffe o raggiri: “Difficili fregarmi, per mangiare vendevo orologi falsi ai napoletani. La fame era tanta, saltavo i pasti. Si lavorava poco. Feci da spalla ad un truffatore di razza. Ci vestimmo da ufficiali della Marina americana, abbiamo fatto finta di rimanere senza portafoglio, qualcuno ci comprò i Rolex falsi per 10 20 mila lire. Io scoppiavo a piangere, ma poi cedevo”.

La Treccani pubblicherà le sue frasi

Sul successo dei suoi personaggi ammette: “Stanno preparando un libro sulla mia vita a fumetti. E la Treccani vorrebbe pubblicare un piccolo libro con alcune delle mie frasi cult”. Quante? Una parola sarà di troppo e due poche. E Alla domanda ‘Che regalo vorrebbe’, risponde: “Una telefonata da qualche pezzo grosso, magari dal Papa. Ci spero. Di sicuro mi scriverà un messaggio, la nostra amicizia sta diventando sempre più stretta. Gli ho raccontato della pasta alla puttanesca, qui la chiamiamo ‘porca puttena’. Mi da del ‘tu’, ma ancora non mi chiama ‘Lino’. Io? Gli do del lei, ma un giorno mi piacerebbe dirgli ‘Mio chero Francesco’!

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