“Se non oggi, quando?”. Con questo stimolo la professoressa Alessandra Petrucci, Rettrice dell’Università degli Studi di Firenze e Presidente di Age-It, ha chiuso il suo intervento davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto. Al centro dell’audizione, l’appello alla nascita di un Istituto italiano sull’invecchiamento (I3), un centro di eccellenza interdisciplinare che coordini ricerca, raccolta dati e politiche integrate in materia di longevità. Petrucci ha sottolineato come Paesi quali Francia, Germania, Regno Unito e persino il giovane Canada da decenni dispongano già di strutture dedicate, mentre gli Stati Uniti si apprestano a celebrare i 50 anni del loro National Institute on Aging. “È ora che anche l’Italia faccia la sua parte”, ha dichiarato. Con una speranza di vita media che ha ormai superato gli 83 anni e oltre 22mila centenari censiti nel 2024, l’Italia si trova oggi davanti a una piramide demografica “a nave da crociera”: una base sempre più esigua di giovani e una popolazione anziana sempre più numerosa. Un mutamento che impone di abbandonare indicatori tradizionali e di ripensare le politiche strategiche.

Il limite anagrafico a 65 anni

Nel documento presentato, Age-It propone di adottare nuovi indicatori prospettici per misurare in chiave dinamica l’invecchiamento e superare la vetusta soglia dei 65 anni come limite anagrafico di “vecchiaia”. Accanto a questo, un Indice di criticità potenziale che metta a sistema le disuguaglianze di welfare tra aree interne e grandi città, individuando dove e in che misura intervenire per colmare i divari territoriali.

Sul versante del lavoro, Petrucci ha evidenziato l’urgenza di modelli contrattuali flessibili e di politiche di valorizzazione dell’esperienza dei lavoratori senior, nonché la creazione di una piattaforma nazionale per la formazione continua. Un’iniziativa che deve prevedere anche un sostegno concreto ai caregiver, sia in termini di supporto psicologico sia attraverso percorsi di reinserimento nel mercato del lavoro una volta superata la fase più intensa di assistenza. Nella medesima prospettiva, l’organizzazione raccomanda strumenti di misurazione e bilanciamento dell’equità distributiva, sociale e politica tra generazioni, per garantire quella giustizia intergenerazionale oggi ancora carente, e l’adozione di un approccio One Health che colleghi la medicina, l’ambiente e le tecnologie digitali – dai biomarcatori cellulari ai sensori per il monitoraggio attivo – per una visione olistica dell’invecchiamento.

L’onorevole Elena Bonetti, presidente della Commissione, ha accolto con grande interesse i risultati del programma Age-It, auspicando il proseguimento della collaborazione con la Commissione. È importante proseguire il programma di ricerca per affinare gli strumenti e tradurli in efficaci proposte per il legislatore. È stata inoltre ribadita l’importanza di un piano di lungo periodo che metta al centro non solo la ricerca, ma anche il benessere di chi assiste. “L’invecchiamento è una conquista, non un’emergenza”, ha concluso Petrucci. “Assicuriamoci di trasformarla in un’opportunità di innovazione sociale ed economica per tutto il Paese”.

Felicia Pelagalli

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