Esteri
L’Ue al bivio tra autoritarismo e autonomia: la sicurezza richiede un sano patriottismo
Il senso di responsabilità verso l’Europa è un elemento fondamentale per arrivare alla Difesa comune. Governi e istituzioni non bastano: serve anche l’impegno collettivo dei cittadini per tutelare l’Unione

Ci sono momenti nella storia in cui bisogna scegliere da che parte stare. E, come tutte le decisioni di questo tipo, essa non può rispecchiare appieno la complessità della realtà e comporta inevitabilmente dei sacrifici. Il periodo che stiamo vivendo è drammatico: l’Europa è sola, e quanto Trump sta mostrando sull’Ucraina sta, di fatto, minando anche la Nato stessa. Il progetto di integrazione europea è nato ed esistito grazie all’asse atlantico che, venendo meno, proietta per forza di cose l’Ue in scenari senza precedenti. Niente sarà più come prima.
Fatta questa premessa, ci troviamo di fronte a un bivio stretto, e la direzione che prenderemo dipende dalla scelta che faremo tra tre opzioni. La prima consiste nel rassegnarci alla svolta autoritaria dell’America di Trump, accettando di restare ininfluenti e in balia di un mondo sempre più dominato da logiche di potenza. La seconda consiste nello scegliere l’Europa, impegnandoci per spingere i leader europei a restare nella partita e guadagnare tempo per costruire un’autonomia strategica necessaria a sederci ai tavoli in cui si decidono i destini del mondo. La terza consiste nell’evitare di schierarci, il che è comunque una scelta. La prima opzione equivale a decretare ufficialmente defunta qualsiasi idea di Europa unita. La terza, pur esprimendo la volontà di mettersi in cammino, sarebbe soffocata da dubbi e distinguo, portando allo stesso esito della prima.
L’unico modo per imboccare realmente quel sentiero è la seconda opzione: scegliere l’Europa. Oggi, tra chi crede nell’Europa, il dibattito si divide tra la seconda e la terza opzione. Molti si sentono a disagio nel parlare di sicurezza e Difesa, finendo sulla terza scelta. Altri, tra cui chi scrive, pur continuando a sostenere la necessità di una Comunità europea di Difesa sul modello immaginato da De Gasperi, ritengono che sia la realtà a imporre di guardare non al dito ma alla luna. Guardare al dito ci porta su un piano politico, dove è giusto rivendicare le proprie diversità. C’è una grande differenza tra un’Europa che investe nella sicurezza attraverso deroghe agli Stati e un’Europa che si impegna in una cornice comunitaria. Così come è giusto sostenere la necessità che i fondi di coesione siano dirottati sulla Difesa e continuare a chiedere che l’Europa riformi la propria governance e i paesi condividano la propria sovranità.
Ma oggi, accanto al piano politico, bisogna considerarne un altro che lo sottende: quello patriottico. In questa prospettiva, la priorità è mantenere il più possibile unita l’Europa, sfruttando al meglio i mezzi a disposizione e con la massima flessibilità istituzionale. Nell’immediato, è vitale che l’Europa resti rilevante e conservi un margine di influenza nei negoziati sul futuro dell’Ucraina, da cui dipende anche la nostra sicurezza. Dobbiamo guadagnare tempo per rafforzare la nostra autonomia, un traguardo possibile grazie alle capacità industriali, tecnologiche e finanziarie europee, ma non immediato. E qui è bene ribadire che investire nella Difesa non significa solo acquistare armamenti, ma anche ricerca, tecnologia, cybersecurity, formazione del personale e infrastrutture strategiche, indispensabili per la sicurezza nazionale. In questa fase patriottica, il ruolo dei cittadini è essenziale. Non come partiti, non come politica o intellettuali, ma semplicemente come cittadini. Dobbiamo far sentire la nostra voce e sventolare una bandiera: le dodici stelle su fondo blu, simbolo che ci rappresenta tutti, prima di ogni altra distinzione.
Da tre anni vediamo piazze gremite di persone che chiedono con forza di entrare nell’Unione europea, riconoscendola come una prospettiva di pace, democrazia e libertà. Da Chișinău a Tbilisi, passando per Kiev. Paesi che non ne fanno ancora parte e che ci ricordano quanto sia prezioso essere europei. Oggi è il momento di lasciarci contagiare da quello stesso spirito. Oggi è il momento di scendere in piazza, come cittadini italiani ed europei, per chiedere ai nostri leader il coraggio di restare uniti e salvare l’Europa. Solo così saremo all’altezza della storia.
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