Luigi Cesaro resta ‘accerchiato’ dalla magistratura. Il senatore napoletano di Forza Italia, assolto poche settimane fa assieme al figlio Armando e ai fratelli Aniello e Raffaele dall’accusa di voto di scambio in merito alle Regionali del 2015, deve fare i conti ancora con i magistrati.

Il Tribunale del Riesame di Napoli ha rigettato l’istanza di revoca degli arresti domiciliari emessa nei confronti del senatore berlusconiano. 

Una misura cautelare che era stata emessa a inizio settembre nell’ambito dell’inchiesta della DDA partenopea sul clan Luca di Sant’Antimo, feudo elettorale del senatore 69enne. L’antimafia contesta a Cesaro e alla sua famiglia rapporti di connivenza con il clan locale.

L’esecuzione della misura cautelare emessa per l’accusa di concorso esterno in associazione camorristica resterà comunque sospesa fino al pronunciamento della Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato.

L’inchiesta su Cesaro si basa sul contenuto di alcune intercettazioni telefoniche, quasi tutte però inutilizzabili, tanto che a maggio scorso il Senato ne aveva autorizzato l’uso di sei su 28. E proprio all’esito di questa decisione sulle conversazioni captate nel corso delle indagini, la Procura aveva cambiato rotta decidendo di non chiedere più il carcere nei confronti del senatore, ma gli arresti domiciliari.

I legali di Cesaro, gli avvocati Alfonso Furgiuele e Michele Sanseverino, avevano immediato sottolineato le lacune del provvedimento chiesto nei confronti del senatore ed ex presidente della Provincia di Napoli “sia in ordine al profilo della gravità indiziaria sia a quello dell’esistenza e permanenza attuale delle esigenze cautelari”. Da qui la scelta difensiva di ricorrere subito al Tribunale del Riesame.

Redazione

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