Eternamente Luka, sospira il sito calciatoribrutti.com. Che celebra il 10 di Croazia e Real Madrid, Luka Modric. Il quale a 38 anni suonati, reduce da una semifinale Mondiale una analoga in Champion’s League, ieri resta in campo due ore con la nazionale, segna, fa segnare e risulta migliore in campo, battendo l’Olanda e approdando in finale di Nations League. A quasi 40 anni è quasi proibitivo.

Al termine dell’ennesima stagione intensissima con il Real Madrid, lunare. Se paragonato con i Cristiano Ronaldo, Lionel Messi, e tutta la ridda di campionissimi che, più giovani di lui, si sono trasferiti in campionati esotici in cambio di milioni di euro, curioso.

Perché Luka Modric non dice basta al calcio europeo e non va a svernare nel campionato in Arabia o in Usa, dove lo coprirebbero d’oro e guadagnerebbe enne volte più di oggi, faticando la metà? Anche Zlatan Ibrahimovic, arresosi solo quest’anno, a 41 anni, nel 2018 (quando ne aveva 36) disse: “Ciao, io vado negli States a fare più facilmente la differenza e i soldi”. Appena sbarcato a Los Angeles, sponda Galaxy, si imbatté nel Salary Cup, con l’accordo di poterlo sfondare dopo pochi mesi; esordì da fenomeno con gol a volo quasi da centrocampo, dopo di che si stufò e tornò al Milan. Dove è rimasto in campo per anni, fino all’altra sera quando ha salutato dicendo ai tifosi: “Ci vediamo in giro, se siete fortunati”.

Ma Modric no, Modric resta al Real Madrid, e resta ad alto livello. Ribadendo la regola per cui hai uno squadrone solo se il tuo 10 fa girare la squadra. Pirlo, Xavi, Iniesta, e Modric sono quelli che negli ultimi anni hanno ricordato a tutti una regola evergreen, nel calcio: è il centrocampo di classe che fa la differenza. Tutti campioni assai longevi, peraltro, perché giocatori che al passare degli anni sopperivano con una capacità tecnica, con una visione di gioco tale da far impallidire gente più giovane e con più gamba.

“Sai perché Roger Federer si può permettere di giocare ancora?”, mi chiese una sera, tra una barzelletta e l’altra, Nicola Pietrangeli, commentando il rientro in campo di Federer a 39 anni. “Perché Dio ci vuole bene e glielo consente?”, risposi io. “No, cioè… forse. Ma Roger può farlo perché, giocando sei volte meglio degli altri, fatica un sesto degli altri. Che poi è anche il motivo per cui, essendo troppo più forte, ogni tanto si è rilassato troppo e ha buttato via partite e tornei che avrebbe vinto facilmente se solo si fosse concentrato minimamente di più”.

Ecco perché, mentre Cristiano Ronaldo, appena sceso di mezza nota di condizione fisica, è sbiadito velocemente e ha preferito andare a guadagnare 200 milioni di euro in due anni in Arabia, all’Al-Nassr Football Club (alzi la mano chi di noi mai ne vedrà anche una sola partita), Luka Modric continua a trascinare il club più importante d’Europa e una delle nazionali più forti del mondo. Dispensando esterni, verticalizzazioni, giocate di prima e cambi di gioco che da anni non si vedevano con tanta continuità e qualità.

Certo, intendiamoci: Modric non guadagna due semi e altrettanti lupini per vestire la maglia numero 10 dei Blanco. Dunque l’analisi costi benefici che può permettersi è diversa. In ipotesi, anche vivere a Madrid, rappresentare il club più regale e vincente del mondo, e recitare su un palcoscenico ben più importante, ha un suo peso, cui è difficile rinunciare per andare a vivere in posti che stanno sì crescendo, ma sono ancora pieni di limitazioni per una piena vita da uomo affermato, ricco e occidentale. Andrea Pirlo scelse New York, per chiudere la carriera, come Nesta scelse Miami. Giocatori che hanno maggiori pulsioni intellettuali comprendono bene che tra guadagnare benissimo a New York, e assai più che benissimo a Riad, la prima è forse meta preferibile per crescita personale e familiare.

Ma la verità è che Modric, grazie alla sua immensa classe, può permettersi di tirare di più la corda. Come Roger Federer, e Zlatan Ibrahimovic. O come il più forte giocatore italiano di tutti i tempi: Roberto Baggio. Che, senza ginocchio, si ritirò solo a 38 anni facendoci piangere tutti, dopo aver sfiorato la quarta convocazione per un Mondiale. Il talento salverà il mondo. E a questo, questi ragazzi si dedicano…