È ormai chiaro a tutti: il mondo è in una grande confusione, l’umanità ha perso la bussola. Non serve chiaramente citare le guerre vecchie e nuove che provocano sofferenza e distruggono vite ogni giorno in diverse parti del pianeta, e non serve nemmeno menzionare il terrorismo internazionale che sta riprendendo forza, non parlerò neanche dell’emergenza educativa, psicologica e di senso che affligge i giovani, i diversamente giovani e gli anziani, non affronterò il fenomeno della migrazione di massa, la crisi energetica, sanitaria o i cambiamenti climatici: sono tutte realtà che sono davanti ai nostri occhi tutti i giorni. Un buon motivatore direbbe che non bisogna concentrarsi sui problemi ma sulle soluzioni.

Certo, ma da dove iniziare in questa realtà complessa, oscura e ingarbugliata in cui viviamo? Cercando una risposta a questa domanda mi è venuta in mente una frase di Rudolf Steiner: il senso della vita è dare un senso alla vita. Ecco forse tutto quello che sta accadendo è proprio perché abbiamo perso il senso dello stare al mondo non solo come europei ma come umanità. Dopo la crisi delle grandi narrazioni del secolo scorso e della vecchia modalità del vivere comune, non vi è stata una pars costruens forte e tale da entusiasmare gli animi. In tutto questo mi chiedo l’Unione Europea che ruolo stia giocando. Francamente rimango basito davanti all’incapacità degli europei e della classe dirigente del continente di esprimere una visione per il futuro e di avere un ruolo esemplare nello scacchiere internazionale a livello culturale e geopolitico. La nostra risposta è classificabile semplicemente come “non pervenuta”. È mai possibile? Come uscire da questa impasse?

Ciò che è necessario, a mio parere, è proprio legato alla frase di Steiner: il senso dell’Europa è dare senso all’Europa. Siamo noi che decidiamo di darglielo o meno per aiutare anche gli altri attori internazionali a trovare una via di uscita. Quale senso dare però? Beh forse è bene ripartire proprio dalle basi. Credo che di grande aiuto potrebbe essere un pensatore presocratico come Eraclito. In tempi di violenza e guerra come quelli che viviamo, di pòlemos direbbe il filosofo greco, beh forse abbiamo l’occasione di riscoprire il lógos: la parola, la ragione, il discorso dialogante.

Il pòlemos, che richiama il conflitto e la dialettica tra opposti/contrari, è considerato da Eraclito come l’origine di tutte le cose. Secondo Eraclito, coloro che comprendono il pòlemos sono simili agli dei, mentre gli altri rimangono schiavi delle opinioni. Il conflitto tra opposti, per Eraclito, non porta al caos, ma all’armonia, poiché il conflitto stesso genera ordine attraverso la dinamica dei contrari. Dall’altro lato, il lógos, che può essere tradotto come ragione, discorso o parola, e che a livello etimologico ha anche un significato di scegliere, rappresenta la legge universale che governa tutte le cose. Il lógos è la forza che connette e dà senso al costante divenire degli opposti, permettendo di comprendere la realtà in tutta la sua complessità. Eraclito sottolinea che il lógos è accessibile agli uomini, ma spesso preferiscono vivere come in sogni privati, ignorando la sapienza universale che esso contiene. Questa visione eraclitea evidenzia la profonda interazione tra il conflitto e l’ordine, tra la tensione e l’armonia.

L’umanità tutta e l’Unione Europea si trovano attualmente in una situazione di pòlemos eracliteo, ma questo può essere visto come un’opportunità per la ricerca della verità e la creazione di nuove possibilità. Sempre in bilico tra le opinioni, la polarizzazione continua del dibattito pubblico – dovuto ad una assolutizzazione dei discorsi individuali – e la ricerca della verità e del dare un nome e un senso alle cose abbiamo la possibilità di trascendere la situazione attuale.  Il lógos, come concetto di dialogo e comprensione reciproca e unione degli opposti/contrari, è fondamentale per la risoluzione dei conflitti e la creazione di un’Unione Europea più forte. Il prendere consapevolezza del pòlemos e degli opposti, che sono in primis dentro di noi, per trascenderli (il fare del due l’uno) è un esercizio costante che tutti possiamo fare interiormente per guardare al mondo e alla vita con armonia e unità. Sarà forse questo il senso che dobbiamo dare all’Unione Europea?

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Professore universitario, romano, classe 1984. È laureato in Giurisprudenza ed è dottore di ricerca in filosofia del diritto, politica e morale. Ha lavorato per l’UE e per lo European Patent Office. Attualmente svolge attività di consulenza come Policy Officer per le policies europee. Appassionato di filosofia, cerca, nei suoi scritti, di ridare un respiro esistenziale alla quotidianità e alle sfide politiche