Voi sapete chi era Alessandro Pavolini? Un giovane e raffinato intellettuale anticonformista, un giornalista bravo, che prese una sbandata per Mussolini all’inizio degli anni Venti e diventò un gerarca fascista. Durante la repubblica di Salò arrivò al traguardo più alto, perché Mussolini lo nominò alla segreteria del partito. Ma già alla fine degli anni Trenta aveva assunto un incarico importantissimo: ministro della Cultura popolare.

Quel ministero era piuttosto conosciuto, anche all’opinione pubblica, con la sigla accattivante e amichevole di Minculpop; era conosciuto soprattutto per l’attività giornalistica che svolgeva. Era una specie di Spectre dei giornali. Una direzione unificata. Mandava tutti i pomeriggi delle veline ai direttori, nelle quali c’era scritto quali notizie andavano date ai lettori e quali no, quali con rilievo e quali con scarso rilievo, quali aggettivi andassero usati nei titoli, quali fotografie fossero le migliori e così via. I direttori, e tanto più i redattori, si adattavano bene. Del resto, più o meno, la differenza tra una dittatura e una democrazia, nei suoi caratteri generali è proprio questa (o almeno questa è una delle più importanti): in democrazia la stampa è libera, in dittatura è sottomessa. Da noi – oggi, dico – com’è la stampa?

Beh, vi racconto questo episodio piccolo piccolo avvenuto proprio ieri. L’ex capo del controspionaggio venezuelano ha raccontato ai magistrati spagnoli che lo interrogavano che Caracas mandò molti soldi in giro per il mondo per finanziare la politica amica. Mandò soldi anche in Europa. A Podemos – dice il vecchio 007 – in Spagna, e anche in Italia al gruppo dei 5 Stelle. A chi?, gli viene chiesto dagli inquirenti. Lui risponde: a Gianroberto Casaleggio, cioè al capo. Dice che i soldi venivano mandati in valigette diplomatiche con dentro tante banconote. Dollari. Beh, fa sensazione, no? Non era nato questo Movimento 5 stelle per mandare affanculo i partiti che arraffavano soldi di qua e di là?… La notizia in parte era già uscita qualche mese fa. Ma era una pura illazione e fu smentita con sdegno dai 5 Stelle. La fonte era un importante giornale spagnolo, il quale giurava che la sua fonte fosse attendibile, ma la fonte era coperta. Per questo, immagino, fu fatta cadere. Ieri invece la notizia è stata confermata al massimo livello possibile. E Il Giornale la ha scovata e pubblicata.

Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto, ha emesso un comunicato rivolto direttamente ai giornalisti. Dice così: chi scriverà questa notizia sui giornali verrà trascinato in tribunale. È leggendo quelle due righe di Casaleggio che a me è venuto in mente Pavolini. Il quale era un intellettuale serio e colto, non era mica un picchiatore di strada. Suo fratello – antifascista – era un grande drammaturgo, regista, studioso, suo padre Paolo Emilio un raffinatissimo professore di sanscrito. I Casaleggio, anche loro, hanno studiato: un po’ meno dei Pavolini, ma hanno studiato. Lo stile e il piglio dell’ordine che impartiscono ai giornalisti è simile. Ed è molto simile l’effetto della loro disposizione. Se Alessandro Pavolini avesse scritto su una velina che era vietato ai giornalisti parlare di un finanziamento illecito (vero o finto, noi non lo sappiamo), potete stare sicuri che la notizia non sarebbe uscita su nessun quotidiano. Né l’avrebbe data l’agenzia di stampa Stefani, né la radio. L’imperiosa ingiunzione al silenzio di David Casaleggio ha avuto lo stesso effetto. Silenzio assoluto. Ieri ho cercato disperatamente di capire come i giornali avessero fornito ai lettori questa informazione, e come e quanto si fossero indignati per la minculpoppata di Davide. Zero. Ho trovato la notizia solo sul Giornale (e sul Riformista) , tutti gli altri agli ordini del novello Pavolini. Possibile?

Non parlo del Fatto, il quale, ovviamente, tocca vette inesplorate del ridicolo. Già lo ha fatto con l’affare Di Donna, ma stavolta è volato assai più alto. Silenzio totale. Travaglio ha dedicato quasi tutta la prima pagina al presunto scandalo Open, roba vecchia di un paio d’anni e priva di polpa (l’accusa sanguinosa è quella, a Renzi, di essersi fatto pagare la nota spese dalla sua fondazione: hotel, pranzi e cene; mentre, credo, Travaglio quando viaggia per lavoro, l’albergo e la cena mica li fa pagare al giornale: se li paga di tasca sua…. E alla storia dei milioni ai 5 Stelle neanche una riga. Ma non si è trovato solo soletto, il giornale di Travaglio, come sarebbe stato immaginabile: no, i grandi giornali – succede spesso – si sono allineati. In tutti questi anni quasi tutti i grandi giornali, e la Rai e La 7 e altre Tv, quasi sempre si sono allineati, timorosi e pigri, alla coda del Fatto. Come si spiega? Forse con la circostanza che il Fatto è considerato il giornale della magistratura e la magistratura, oggigiorno, intimorisce un po’ tutti, anche perché si è capito che, in gran parte, è fuori controllo.

La forza di Travaglio non sta nel suo giornale, che spesso, col suo stile parecchio infantile e approssimativo, suggerisce delle risatine sobrie e indulgenti nei suoi lettori: la sua forza sta nel fatto che è riuscito a trascinare dietro di sé il fior fiore dei quotidiani e delle televisioni. Proviamo a chiudere gli occhi e a immaginare cosa sarebbe successo se il capo dei servizi segreti russi avesse dichiarato che da Mosca, in valigette diplomatiche, arrivavano dei soldi per Salvini. Dollari in contanti. Voi pensate che avreste potuto trovare un solo giornale che non avrebbe messo la notizia in prima pagina? Non scherziamo: sarebbe stato lo scandalo del secolo. Del resto, quante volte sono finiti in prima pagina i famosi 49 milioni fantasma della Lega?

Oppure, facciamo un secondo gioco. Sempre con Salvini (ma anche con Berlusconi, o con Letta). Pensate alla reazione dei giornali alla possibile intimidazione di uno di loro contro i nostri colleghi. Oggi saremmo di sicuro tutti in sciopero se Salvini, o Berlusconi, o Letta o Giorgia Meloni avessero intimato ai giornalisti di non scrivere su un possibile scandalo che li avesse riguardati, minacciando di farli mettere in prigione dagli amici magistrati. E invece ho cercato disperatamente sulle agenzie di stampa per capire come avesse reagito il sindacato dei giornalisti, o l’Ordine, alla folle intimidazione di Casaleggio jr. Niente. Non ho trovato niente. Tutti acquattati. Mamma mia che spettacolo!

P.S. 1 – Un amico mi ha obiettato: ma scusa, tu sei garantista, perché dai per sicuro che l’accusa del capo degli 007 venezuelani sia vera? Io non do per sicuro proprio niente. Mi limito a fare due osservazioni: la prima è che, comunque, il fatto che il capo degli 007 venezuelani dice di avere mandato soldi ai 5 Stelle, è una notizia. La seconda osservazione – ma questa è molto maliziosa – è che i giornali che hanno censurato la possibile tangente ai 5 Stelle, in passato hanno sempre creduto – alla coda di tanti Pm – a qualunque testimonianza di qualsiasi pentito di quint’ordine, o di qualunque cosiddetta olgettina, se le accuse di questo pentito o di questa olgettina inguaiavano un esponente politico non 5 stelle.

P.S. 2 – Ieri Casaleggio ha scritto anche al presidente Mattarella. Gli ha chiesto di intervenire per fermare i giornali che parlano dei rapporti tra il Venezuela e i 5 Stelle. Il povero Mattarella avrà pensato: ma allora non prendevano da Chavez solo i soldi, anche l’idea di Stato…

P.S. 3 – Vi ricordate il grido “Honestà, Honestà!”? Dio, ci hanno ossessionato con quel grido. Ora li troveremo a fare i picchetti sotto le sedi dei giornali e gridare: “Homertà, homertà!” Sempre con l’acca.

Avatar photo

Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.