Ristretto l'utilizzo del trojan ai reati più gravi
Maggioranza in tilt sulla riforma delle intercettazioni
La Relazione della Commissione giustizia del Senato, realtiva all’uso dei trojan, rischia ora però di creare un cortocircuito nella maggioranza proprio sulla riforma delle intercettazioni in discussione alla Camera.

Il trojan, il terribile virus informatico che trasforma il cellulare in una microspia perennemente accesa e ‘assorbe’ come una spugna tutti i dati contenuti al suo interno, deve tornare ad essere utilizzato solo nel contrasto ai reati più gravi, quelli di mafia e terrorismo. Uno strumento investigativo talmente invasivo non può dunque essere impiegato in maniera indiscriminata.
È quanto prevede la Relazione redatta dalla Commissione giustizia del Senato al termine dell’indagine conoscitiva sulle intercettazioni. Il testo – presentato dalla presidente della Commissione Giulia Bongiorno (Lega) e dai relatori Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Giovanni Berrino di Fd’I – è stato approvato dai parlamentari del centrodestra e da Ivan Scalfarotto di Italia Viva, mentre hanno votato contro gli esponenti del Pd, del Movimento 5 stelle e dell’Alleanza Verdi Sinistra.
“L’integrazione della Relazione sul trojan si è resa necessaria perché la sentenza della Corte di Giustizia in tema di intercettazioni è recentissima, addirittura del 7 settembre scorso. E tale sentenza, come osservato dai commentatori più attenti sul piano giuridico, impone al legislatore del nostro Paese un ‘supplemento’ di riflessione”, ha dichiarato Zanettin, capogruppo di FI in Commissione Giustizia a Palazzo Madama, ringraziando poi la presidente Bongiorno, la maggioranza e il senatore Scalfarotto che “hanno condiviso con me un sacrosanto principio giuridico”.
Durissima, invece, la reazione del Pd. “Con un colpo di mano, la maggioranza ha cambiato il testo finale della relazione sull’indagine conoscitiva sulle intercettazioni, introducendo un inedito paragrafo in materia di trojan. È una forzatura, del tutto contraria a quanto sentito nelle audizioni, con la chiara finalità politica di contribuire a indebolire la lotta alla corruzione, infaticabilmente perseguita da questa maggioranza”, hanno dichiarato i senatori del Pd in Commissione giustizia Alfredo Bazoli, Franco Mirabelli, Anna Rossomando e Walter Verini.
“Ecco qual era il vero obiettivo di questa indagine, la maggioranza ha svelato le carte: continua la marcia per instaurare una giustizia classista in cui si prevedono misure iper repressive per i cittadini comuni, tanto per fare propaganda, e il semaforo verde per i reati dei colletti bianchi”, ha dichiarato il grillino Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, evidentemente ‘nostalgico’ del decreto Spazzacorrotti voluto dall’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafade che aveva allargato le maglie dell’utilizzo del trojan.
La Relazione della Commissione giustizia del Senato rischia ora però di creare un cortocircuito nella maggioranza proprio sulla riforma delle intercettazioni in discussione alla Camera. Ad evidenziarlo è stato il deputato e responsabile giustizia di Azione. “Sul decreto intercettazioni la maggioranza è in frantumi e il governo non sa che pesci pigliare: da un lato Forza Italia, stufa di piegare il capo di fronte a norme forcaiole, presenta proposte di buonsenso (che noi siamo pronti a votare, visto che sono in linea con le nostre), dall’altra Lega e Fd’I che si schierano a difesa del trojan indiscriminato e delle intercettazioni ‘a strascico’. Il ministro Nordio faccia sentire la sua voce garantista e sblocchi la partita, mettendo da parte le resistenze della parte giustizialista della maggioranza”, ha affermato Costa.
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