Il biblista: “Non si possono cercare nei testi sacri temi che non ci sono"
Malan e il caso delle dichiarazioni sull’omosessualità: cosa dice la Bibbia?
Le parole di Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, sull’omosessualità hanno fatto scattare la polemica. Contrario al Ddl Zan ha un giorno da Pecora ha spiegato le sue motivazioni e per ribadire il proprio dissenso, Malan, che fa parte della Chiesa Valdese (favorevole ai matrimoni omosessuali), ha citato la Bibbia dove secondo il senatore “c’è scritto di peggio, ed in modo anche più esplicito. Non sui matrimoni ovviamente, a cui nessuno aveva pensato duemila anni fa”. E cosa ci sarebbe scritto nella Bibbia su questo tema? ”C’è scritto che l’omosessualità è un abominio, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento”, ha detto il senatore a Un Giorno da Pecora. Il senatore ha poi ritrattato specificando che le sue parole erano state fraintese. Cosa dice la Bibbia sull’omosessualità?
“Uno degli errori più madornali e strumentali è quello di cercare nella marea di testi contenuti nella Bibbia la spiegazione di argomenti che in essa non vengono trattati”, ha spiegato a Repubblica fra Alberto Maggi, teologo, biblista cattolico e religioso dell’Ordine dei Servi di Maria italiano. “Il termine omosessualità è assente nella Bibbia. Nei tanto citati versetti del Libro del Levitico non si tratta di omosessualità. In essi viene considerato abominevole l’uomo che si corica con un uomo come si fa con una donna ma nulla viene detto della donna che si comporta allo stesso modo. Se si parlasse del concetto attuale di omosessualità, dovrebbe valere anche la donna. La proibizione non riguarda la sfera sessuale della persona, ma quella importantissima in quella cultura della generazione. In quella cultura non mettere al mondo dei figli era considerato quello sì un abominio, perché chi non si sposava era considerato alla stregua di un omicida perché negava l’immagine di Dio, ma non c’entra niente con la sessualità”.
E aggiunge: “Nello stesso capitolo del Levitico in cui si condannano rapporti tra maschi, si legifera anche: ‘Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adultero e l’adultera dovranno esser messi a morte’. Non sembra che questo precetto abbia frenato l’adulterio, ma è certo che nessuna nazione civile punisce con la morte gli adulteri”. Malan ha tirato in ballo anche il nuovo testamento. Anche in questo caso Maggi sottolinea che a quel tempo non c’era la nozione di omosessualità. “Nella Lettera ai Romani, Paolo inveisce sia contro le femmine che ‘hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura’, sia contro i maschi, i quali ‘lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi’ – continua il religioso – Non esistendo la nozione di omosessualità, ovvero la normale attrazione che può avere una persona verso un’altra dello stesso sesso, Paolo vedeva questo comportamento come una deviazione, basandosi su quello che riteneva fosse il ‘rapporto naturale’. Le sue opinioni in materia hanno lo stesso valore di quando afferma che è ‘la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli’, identificando il concetto di natura con la cultura che varia secondo le popolazioni’.
Nonostante papa Francesco negli ultimi anni abbia aperto le porte ai cattolici Lgbt, c’è ancora molto da fare. “La Chiesa, che grazie al Vangelo dovrebbe sempre anticipare la società nelle sue scelte umanitarie è ancora in peccaminoso ritardo – dice Maggi – barcamenandosi tra la fedeltà a una dottrina ormai vacillante e i dati scientifici inequivocabili” Il frate spiega che nel Catechismo della Chiesa cattolica si ammette che “un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali” (art 2358) da una parte che l’omosessualità “si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile”. Ma poi resta radicata alla tradizione che vede di mal occhio l’omosessualità.
“La soluzione, disumana e spietata è che gli omosessuali sono invitati ‘a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione’ (art 2358) – Conclude Maggi – Ma la croce nei vangeli non è mai imposta, ma sempre volontariamente accolta da quanti decidono di seguire Gesù a prezzo del disonore e l’infamia come il loro Maestro. Sicché la conclusione, incredibile e inaccettabile, è quella che ‘Le persone omosessuali sono chiamate alla castità’ (art 2359)… ma la castità non può essere imposta! Il voto di castità è accettato dai religiosi insieme a quello della povertà e dell’ubbidienza. Ma è volontariamente e liberamente accettato, non una imposizione. Come si può imporre su persone che non hanno alcuna intenzione di vivere da celibi (perché di questo si tratta), una scelta così importante?. Gesù ha detto: guai a voi che mettete pesi sulle spalle delle persone“.
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