L'intervista
Manovra e Bitcoin, Carabetta: “Una mossa pericolosa, così il governo allontana gli investitori. Chiedano un parere al loro amico Musk”

Luca Carabetta, oggi imprenditore nell’ambito startup focalizzato sul tema intelligenza artificiale, già deputato e vice presidente della Commissione Attività Produttive della Camera.
“Per le plusvalenze da bitcoin prevediamo un aumento della ritenuta dal 26% al 42%” ha detto il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, durante la conferenza stampa sulla manovra 2025. Una semplice norma antievasione o un segnale di un governo ‘nemico’ dell’innovazione?
«Non vorrei che passasse inosservata la drammatica premessa del Viceministro Leo: “Visto che il fenomeno va diffondendosi”, allora aumentiamo le tasse sulle plusvalenze per investimenti su Bitcoin. Queste poche parole esprimono non solo una conclamata disinformazione di chi dovrebbe invece padroneggiare le materie di cui si occupa, ma anche un atteggiamento totalmente all’antitesi rispetto allo sviluppo economico guidato dall’innovazione tecnologica. Secondo quale principio economico o fiscale dovremmo tassare maggiormente un’attività che “va diffondendosi”? Seguendo questa logica dovremmo fare il possibile per frenare ogni nuova iniziativa potenzialmente strategica per il paese. Al contempo dovremmo tassare ancor più strumenti finanziari come titoli di stato o azioni, essendo per l’appunto molto diffusi. Oltre ad essere totalmente insensata, si tratta di una logica pericolosa per il mercato che allontana investitori. In pochi minuti la notizia ha fatto il giro del mondo e sui social ora il tema è “Italy: pizza, pasta, taxes”. Il governo ha ampiamente sottovalutato le ricadute internazionali non solo della misura in sè, quanto di un atteggiamento distorsivo nei confronti di un settore innovativo».
Secondo una ricerca dell’Osservatorio Blockchain and Web3 della School of Management del Politecnico di Milano, a fine 2023 erano oltre 3,6 milioni gli italiani che dichiarano di possedere attualmente criptovalute o token. Che impatto avrà sugli investimenti e i risparmi?
«Veniamo poi al merito della questione. Perché dal 26% al 42%? Chiaramente si tratta di una soglia arbitraria, sicuramente tirata fuori dal cilindro con l’obiettivo di coprire un buco della Legge di Bilancio. E questo è forse ancora più svilente della misura in sé: stroncare un intero settore per coprire chissà quale rivolo di finanziamento localistico con il mero obiettivo di reggere degli equilibri di maggioranza politica. Qualcuno mi dirà: “non esagerare”. Proviamo a visualizzare questa questione da due prospettive. Innanzitutto pensiamo a quei quasi 4 milioni (stimati) di italiani possessori di criptovalute. Che messaggio sta dando il governo? Che si tratta di furbi speculatori se non di malintenzionati».
Come e a che scopo gli investitori di criptovalute arrivano ad acquistarle? Bene rifugio/investimento? Qual è la realtà dei fatti?
«Che si tratta prevalentemente di persone comuni che – vista la novità – hanno deciso di allocare parte delle loro risorse in questo settore, chiaramente sia con una prospettiva di investimento che con una motivazione più profonda, tecnologica e sociale, che certamente il Viceministro Leo non ha avuto modo di approfondire. Parlo di appassionati e curiosi che si sono assunti un rischio considerevole, navigando tra volatilità considerevoli ed eterni mercati ribassisti. È quantomeno ridicolo che investimenti già di per sé molto rischiosi vengano ulteriormente penalizzati da un aggravio fiscale. Si tratta forse di una implicita intenzione di volere scoraggiare l’investimento in questi asset? Sarebbe forse il caso di chiedere un parere all’“amico” Elon Musk che nel febbraio 2021 acquistò Bitcoin per un valore di 1.5 miliardi di dollari. La seconda prospettiva è quella delle imprese. Forse do una notizia al Viceministro: esistono fior di imprese italiane attive in questo settore, esistono investitori nazionali ed esteri interessati a sviluppare l’industria “crypto” del nostro paese, ben al di là del mero utilizzo di Bitcoin. Ecco, io rabbrividisco dinanzi a quella leggerezza in conferenza stampa, una superficialità di chi non tiene in minima considerazione l’effetto devastante delle sue parole dette così, en passant. Per comprendere l’impatto di questa “misura rivoluzionaria” faccio un esempio pratico. Se io oggi volessi comprare Bitcoin potrei, ad esempio, acquistare un ETF non italiano oppure comprarli da una piattaforma italiana. Essendo lo stesso asset, registrerei le stesse eventuali plusvalenze. Cosa succederebbe con la tassa-Leo? Finirei per pagare il 26% delle plusvalenze per un investimento tramite soggetto estero e il 42% passando attraverso una società italiana. Alla faccia del patriottismo!».
In conclusione, cosa cambia ora? Che succederà?
«Se la disposizione sarà confermata – e ho i miei dubbi dato qualche movimento che rilevo nella Maggioranza – semplicemente a pagare saranno i detentori di piccoli/medi capitali, oltre che le imprese con sede in Italia. I grandi capitali Bitcoin, se non l’hanno già fatto, lasceranno il paese. Non vi è alcun dubbio e lo dico senza paura di essere smentito.
Quindi oggi stiamo discutendo di una copertura ipotetica di qualche decina di milioni (di più scatenerebbe grande ilarità) per finanziare “investimenti” la cui utilità sarà tutta da dimostrare, alle spese di un intero settore economico nazionale, il tutto sotto le grasse risate degli altri paesi europei e non che oggi ci guardano attoniti – ma forse non particolarmente stupefatti -, sfregandosi le mani al pensiero del flusso di capitali e talenti in uscita da questa, ormai vecchia, “Nazione”».
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