“Il virus è ‘stabile’ e non sta diventando più ‘gentile’. Altre osservazioni si basano su piccoli studi, non ancora pubblicati. Ma creano messaggi distorti che confondono le persone”. È quanto afferma Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano e professore Emerito dell’Humanitas University. Mantovani cita un lavoro pubblicato sulla rivista Cell per affermare che il covid-19, come a volte si sostiene, non è diventato meno aggressivo.

“Occorre distinguere – argomenta Mantovani – fra il virus (che non è cambiato) e la malattia che, invece, si è attenuata. Per diverse ragioni. La prima è che, comunque, le polmoniti da virus respiratori praticamente scompaiono d’estate. La seconda è che nei confronti delle persone più fragili, come gli anziani, si sta più attenti. La terza è che sono i giovani i più colpiti, ma hanno più difese. Non dimentichiamoci, però, che il paziente zero di Codogno, finito in coma, aveva 37 anni ed era un maratoneta”.

L’emergenza, dunque, è tutt’altro che terminata. Resta ancora di primaria importanza rispettare le regole di sicurezza e prevenzione osservate durante le fasi più dure: distanziamento fisico, uso di mascherina e gel disinfettante. Secondo il database di ricerca Scopus – fondato nel 2004 dalla casa editrice Elsevier ad Amsterdam – che ha analizzato l’autorevolezza degli scienziati coinvolti nell’emergenza covid, Mantovani era primo tra gli italiani – e tra i primi a livello mondiale – con 167 punti. La classifica teneva conto dei titoli, delle pubblicazioni, delle citazioni di queste ultime.

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