Il peso specifico dell'Italia
Messa (Niaf): “Meloni cerniera tra Ue e Usa, neanche Macron può ignorare il nostro peso”
«La politica estera di Giorgia Meloni è la politica estera dell’Italia». Lo dice Paolo Messa, Vicepresidente della Niaf, già top manager di Leonardo, consigliere d’amministrazione Rai e direttore del Centro Studi Americani a Roma. «Quello che sta facendo questo governo è possibile anche grazie a quanto fatto dai predecessori e sarà la base per chi verrà dopo. In questo, il rapporto maggioranza-opposizione dimostra una vera maturità e rafforza tutto il Paese». Raggiungiamo Messa al telefono a Washington nello stesso istante in cui la premier inizia la sua visita ufficiale in Argentina. Dopo essere stata al G20 di Rio, in Brasile.
Messa, due appuntamenti che arricchiscono un’agenda già densa. La Presidenza italiana di turno del G7 sta volgendo al termine. Un bilancio?
«È stato un successo. Non era scontato. La gravità delle crisi internazionali in corso hanno reso la sfida più complicata. Alla fine però la leadership italiana ha tenuto il punto su Ucraina e Medio Oriente. Ha introdotto il primo G7 Difesa e ha garantito compattezza a tutto il summit. Roma poi è riuscita ad affermare la priorità dell’Africa e del Global South, riuscendo a fare del Piano Mattei un nuovo paradigma di cooperazione nel Mediterraneo».
A Rio Meloni ha firmato con Modi un accordo di cooperazione energetica e tecnologica per 5 anni. Il Ministro degli Esteri indiano Jaishankar, nei prossimi giorni sarà ricevuto da Tajani. Questo, sommato all’impegno italiano in Medio Oriente e Africa, fa della nostra diplomazia un agente globale.
«Dal dopoguerra in poi, il nostro Paese ha sempre avuto attenzione prioritaria a Europa, Stati Uniti e al Mediterraneo allargato. Il governo Meloni sarà ricordato per aver aggiunto la dimensione dell’Indo-Pacifico. Gli incontri al G20 con i leader di Brasile, Emirati Arabi, Banca Mondiale e India, sono il segnale di una strategia ben precisa. In questa cornice, è dirimente il rapporto con Modi. Un Piano d’azione condiviso fra le due nazioni è una novità rilevantissima».
Perché?
«L’India è un mercato straordinario, in crescita e tumultuoso. È un attore dal peso globale. Il corridoio che proprio dall’India arriva in Europa, auspicabilmente via Trieste, passando per il Medio Oriente, è un progetto destinato a cambiare il volto del commercio globale, determinando un nuovo equilibrio, alternativo alla Via della Seta».
Il Piano Mattei, a sua volta, riprende un filone tradizionale del nostro Paese…
«Piano Mattei e India sono le due facce della stessa medaglia. E non è un caso che India e Giappone ci osservino come partner privilegiato per la loro espansione tra Africa e Mediterraneo. L’Italia ha saputo mettersi al centro di una strategia in grado di attrarre numerosi alleati. Stati Uniti e Unione Europea, anzitutto. Il capolavoro politico però è stato il coinvolgimento di questi attori, prima ritenuti “lontani”. Va aggiunto infine il ruolo della Banca Mondiale e delle altre istituzioni finanziarie internazionali, compresa la Banca di Sviluppo Africana».
In Usa ha vinto Trump. Meloni come affronterà la nuova amministrazione?
«Chiunque sieda a Palazzo Chigi e alla Casa Bianca, la relazione bilaterale è solidissima. In questo caso il Presidente del Consiglio ha un grande vantaggio: la stabilità, caratteristica che oggi altri leader europei non hanno. In più, c’è la vicinanza politica, che passa sì attraverso l’amicizia personale con Musk, ma ancor più dai rapporti costruiti nel tempo con la leadership repubblicana in Congresso. Qui in America, Giorgia Meloni è considerata il modello vincente di leadership conservatrice in Europa. Questo avrà un impatto positivo nella relazione con Trump».
Come cambieranno le relazioni transatlantiche?
«Alcune delle politiche promesse da Trump potrebbero mettere a dura prova il rapporto con l’Europa. Tuttavia, le relazioni transatlantiche saranno una priorità anche per la prossima Amministrazione. E credo che l’Italia sia ben posizionata per fare da cerniera, magari in tandem con il Regno Unito. In questo senso, la tessitura diplomatica di Meloni con l’India e con l’America Latina (Argentina e Brasile su tutti) risulta essere un prezioso jolly da spendere con successo a Washington».
Trump è noto che voglia rivedere i rapporti con la Nato. La difesa italiana come lo affronterà?
«L’Italia ha grandi vincoli di bilancio e non può aumentare le spese per la Difesa come vorrebbe. I segnali di crescita del budget però vanno nella direzione giusta. Inoltre, non dimentichiamoci che le Forze Armate italiane sono seconde solo agli Usa per dispiegamento in missioni internazionali. Leonardo e Fincantieri poi sono campioni nazionali e di tutta la Nato, sono protagonisti ai tavoli transatlantici. Insomma, quando Trump chiederà un maggiore impegno agli Alleati, troverà in Roma un interlocutore preparato».
In America Latina sembra che il trattato con il Mercosur stia affondando. È un bene per l’Italia?
«Il nostro Paese è al lavoro per migliorare i rapporti con tutto il continente. Quando si lavora su trattati come quello con il Mercosur, è giusto guardare bene a tutti gli interessi in campo, compresi quelli nazionali. La gestione italiana del dossier mi è sembrata equilibrata».
Se davvero il trattato fallisce, Macron dovrà dire “merci” a Meloni?
«Il rapporto Francia-Italia resta vivace fin dai tempi di Asterix. Tuttavia, le relazioni sono meno burrascose di quanto appaia. Intelligenza e lungimiranza di entrambi porterà a trovare un migliore bilanciamento fra i rispettivi obiettivi strategici. Certamente oggi il peso italiano è accresciuto e Macron non può ignorarlo».
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