Dopo il gran rifiuto della settimana scorsa, Gaetano Manfredi ha detto “sì” a Pd e M5S accettando la candidatura a sindaco. A far cambiare idea all’ex ministro dell’Università è stato il “patto per Napoli” siglato dall’ex premier Giuseppe Conte, dal segretario dem Enrico Letta e dal ministro Roberto Speranza.
Sono tre i punti principali del “documento della concordia”: il primo prevede la gestione commissariale del debito comunale sulla base di un modello per tutte le amministrazioni dei capoluoghi di Città metropolitana in quanto asset strategici del sistema economico nazionale, sulla falsariga di quella attivata dal 2008 per Roma. Il secondo punto prevede l’estensione all’intero triennio 2021-2023 e l’incremento da 500 milioni ad almeno un miliardo di euro annuo della dotazione del Fondo per il sostegno all’equilibrio di bilancio degli enti locali, la cui istituzione è prevista dal decreto Sostegni bis. L’ultima misura, invece, riguarda la realizzazione di un piano straordinario per l’assunzione e la riqualificazione del personale degli enti locali, con particolare riferimento a figure professionali dotate di qualificazione specifica.

Questi interventi andrebbero combinati con un rafforzamento di strumenti recentemente introdotti dalla legislazione per agevolare la gestione del debito degli enti locali, cioè il Fondo per gli enti in difficoltà finanziarie imputabili alle condizioni socio economiche dei territori, il Fondo per il concorso al pagamento del debito dei comuni capoluogo delle città metropolitane e l’avvio della ristrutturazione del debito degli enti locali con accollo allo Stato. Per quanto riguarda la gestione commissariale ispirata al modello “Roma”, per i tre firmatari l’obiettivo è quello di introdurre due distinte gestioni tra loro separate: una commissariale, affidata a un commissario di governo che prenderebbe in carico tutte le entrate di competenza e tutte le obbligazioni assunte a una certa data; una ordinaria, competente per il periodo successivo alla suddetta data e affidata agli organi istituzionali del Comune. In quest’ottica il commissario procederebbe all’accertamento definitivo del debito del Comune di Napoli con l’obiettivo di stilare, entro un certo termine, il piano di rientro delle passività pregresse dell’ente, aggiornato in termini di crediti certi, liquidi ed esigibili.
«Alla luce della portata del debito comunale di Napoli – si legge nel documento – sarebbe necessario destinare al finanziamento della gestione commissariale una dotazione non inferiore a 150 milioni di euro annui. Sulla base del modello utilizzato per il Comune di Roma, la maggior parte di tale dotazione andrebbe garantita da un contributo annuale dello Stato e un’altra parte sarebbe invece finanziata con la istituzione di addizionali commissariali». Conte, Letta e Speranza hanno spiegato che la politica non può prescindere dal rilancio degli enti più vicini ai bisogni dei cittadini. Dopodiché si sono concentrati sull’importanza strategica del capoluogo partenopeo nell’ottica della ripresa del Paese ricordando che, in questo momento, Napoli è la città che presenta le maggiori criticità economiche e sociali, ma che anche il giusto laboratorio per lo sviluppo.

Il “patto per Napoli”, quindi, è stato firmato e ha salvato di fatto anche quello del “caffè” recentemente siglato dai referenti partenopei di Pd e M5S: un accordo, quest’ultimo, che sembrava sul punto di incrinarsi dopo l’iniziale rifiuto della candidatura a sindaco da parte di Manfredi, il successivo no di Roberto Fico e i mal di pancia delle altre anime della coalizione di centrosinistra.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.