Hanno provato a salvargli la vita dopo i due colpi ricevuti durante un comizio improvvisato nella città di Nara. Shinzo Abe non ce l’ha fatta ed è morto in ospedlae. Ora si indaga per capire cosa sia successo e perché l’uomo arrestato con l’accusa di aver ucciso l’ex premier giapponese ha compiuto il folle gesto. I media giapponesi riportano che dai primi interrogatori a Tetsuya Yamagami, 41 anni, è emerso che intendeva compiere un attentato contro il capo di un gruppo religioso, che in qualche modo riteneva collegato ad Abe. Il 41enne arrestato ha riferito che sua madre era profondamente coinvolta nell’organizzazione attraverso diverse donazioni di soldi, che avevano causato seri problemi economici alla sua famiglia.

Secondo quanto riportato dall’Ansa, la prefettura di Nara, il luogo del Giappone centrale dove si è consumato il tragico incidente, ha detto che metterà a disposizione circa 90 investigatori per seguire le analisi sull’omicidio di Abe, che è stato il premier nipponico più longevo di sempre, e certamente la personalità politica più influente e riconoscibile nel Paese negli ultimi 10 anni. Le dichiarazioni del sospettato, tuttavia, confermano l’attuale disorientamento delle indagini, che vanno di pari passo con il senso di sgomento della intera nazione.

Secondo quanto riferisce la polizia, Yamagami nutriva risentimento per una non specifica organizzazione religiosa ma ha escluso di essere stato contrario all’ideologia politica dell’ex premier. Dopo aver scoperto la sera prima su internet che Abe sarebbe arrivato per un comizio nella cittadina, ha deciso di recarsi sul posto in treno. L’arma da fuoco artigianale utilizzata per l’attentato era lunga 40 centimetri e facilmente occultabile in un comizio elettorale in Giappone, paragonabile a una sagra alimentare in termini di sicurezza, e faceva parte di una collezione di esplosivi e altri tipi di armamenti rinvenuti nella sua abitazione.

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