La “cancel culture” colpisce anche Mozart, uno dei più celebri compositori, censurato dall’università di Oxford? Così pare per Massimo Gramellini, vicedirettore del Corriere della Sera, che questa mattina spara in prima pagina, nella sua consueta rubrica ‘Il Caffè’, una notizia che avrebbe del clamoroso.

Avrebbe, perché di fatto si tratta di una bufala ripresa anche da altri quotidiani italiani. Gramellini infatti riprende una notizia lanciata inizialmente dal britannico Telegraph, finita poi a cascata sugli altri tabloid britannici e poi arrivata, senza alcuna verifica, sui giornali nostrani.

Secondo Gramellini la motivazione che porterebbe all’abolizione di Mozart dal programma di educazione musicale della celebre università inglese è che “i grandi compositori del passato in quanto capisaldi della musica bianca, potrebbero creare disagio agli studenti neri”.

Peccato che già il 30 marzo scorso, quindi due giorni prima della pubblicazione della rubrica di Gramellini, la Associated Press aveva già chiarito come la notizia fosse falsa. A chiarirlo è stato Stephen Rouse, portavoce dell’università di Oxford, che lo ha precisato ad AP: “Nessuna proposta o suggerimento del genere su spartiti o notazioni musicali occidentali è stato fatto, nessun tentativo di far smettere ai docenti di insegnare la notazione musicale e agli studenti di leggere gli spartiti”.

Non solo. Rouse sottolinea anche come l’articolo del Telegraph, ‘fonte’ di Gramellini e degli altri giornali, citi l’opinione di singoli individui senza riportarne i nomi, opinioni che non possono essere attribuite all’Università in generale.

Al contrario Oxford, spiega Rouse, “mentre conserva la sua tradizionale eccellenza nell’analisi critica, nella storia e nella performance dell’ampia gamma di musica occidentale, sta esplorando modi per aumentare le opportunità dei nostri studenti di studiare una gamma più ampia di musica non occidentale e popolare proveniente da tutto il mondo di quanto non sia attualmente disponibile, così come la composizione musicale, la psicologia e la sociologia della musica, l’educazione musicale, l’educazione musicale, la direzione e molto altro”, spiega il portavoce dell’Università inglese.

Al contrario di quanto scrive il Telegraph, che aveva collegato la scelta di “cancellare Mozart” per le vicende del movimento Black Lives Matter, Oxford spiega che la scelta di aggiornare e allargare i propri programma musicale, senza cancellare i grandi compositori occidentali, fosse già stata decisa ben prima.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia