In un contesto in cui la sfiducia dei cittadini verso la politica e le istituzioni è sempre più evidente, il tema dell’autogoverno locale assume un valore centrale. Ne abbiamo parlato con Sergio D’Angelo, già assessore comunale, commissario straordinario di ABC e oggi consigliere comunale, da sempre impegnato sul fronte delle politiche sociali e della partecipazione civica.

Come un autogoverno più forte dei cittadini potrebbe migliorare la qualità della vita nelle Municipalità di Napoli?
«C’è un problema generale nel Paese: i cittadini hanno perso fiducia nelle istituzioni e nella politica. Occorre una riforma semplice e mirata del governo municipale, intervenendo sul regolamento del 2005 e sulla delibera del 2007, per valorizzare le Municipalità non più solo come palestre di giovani politici, ma come luoghi reali di governo territoriale vicino ai bisogni sociali, stimolando così una partecipazione concreta».

Quali strumenti potrebbero adottare concretamente le Municipalità per coinvolgere i cittadini?
«Serve un modello che rafforzi la sussidiarietà verticale, portando poteri e responsabilità vicino ai cittadini, e quella orizzontale, consentendo alle famiglie, alle associazioni e al terzo settore di progettare e co-gestire il proprio ambiente di vita. Questo richiede un efficace decentramento municipale che finora non si è pienamente realizzato, causando rallentamenti nello sviluppo democratico e amministrativo della città».

Quale ruolo possono avere le Municipalità nell’educazione civica e nella partecipazione democratica?
«Le istituzioni devono svolgere un ruolo pedagogico, dialogando sinceramente con i cittadini, ascoltandoli e coinvolgendoli attivamente. Occorre una gestione chiara e trasparente, definendo poche competenze esclusive per le Municipalità, come welfare locale, politiche sociali mirate ai bisogni specifici e gestione locale dei servizi essenziali come quelli ambientali, affidando autonomia reale di spesa e progettazione».

Ad oggi, quindi, le Municipalità restano istituzioni deboli e marginali?
«Attualmente sì, ma stiamo lavorando per una riforma del decentramento amministrativo che porti una nuova democrazia territoriale, con l’obiettivo concreto di concluderla entro l’autunno di quest’anno».

Le Municipalità di Napoli hanno oggi un’autonomia finanziaria adeguata?
«In questo momento no. Senza un reale trasferimento di competenze e responsabilità, le Municipalità restano prive della forza necessaria per incidere. Tuttavia, non si tratta solo di risorse: con l’aumento degli investimenti sui territori e con un serio processo di decentramento, potrà crescere anche la competenza della classe politica municipale. In tempi relativamente brevi, le Municipalità potrebbero diventare autonome e operative, senza generare costi aggiuntivi per la collettività».

Come si possono concretamente avvicinare le istituzioni municipali ai cittadini?
«Molti cittadini già realizzano pratiche autonome di autogestione e autogoverno, come manutenzione del verde e attività sociali. È fondamentale mettere a sistema queste esperienze e renderle modelli replicabili. Le istituzioni, tuttavia, devono aprirsi davvero all’innovazione e al dialogo, accettando il costo e l’impegno richiesti dalla vera democrazia partecipativa, che alla lunga genera benefici significativi per tutta la comunità».

Se potesse cancellare o snellire qualcosa nelle Municipalità napoletane, cosa farebbe?
«Chiarirei subito l’assetto organizzativo delle Municipalità, eliminando sovrapposizioni tra presidente, Giunta e Consiglio municipale, e ridurrei leggermente il numero dei consiglieri e degli assessori, assegnando poche competenze esclusive, precise e ben definite. Infine, accelererei decisamente la digitalizzazione, oggi ferma a livelli obsoleti, per facilitare una partecipazione diffusa e immediata dei cittadini alla vita democratica».

Riccardo Italiano

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