Il virus è ritornato imperterrito e ringalluzzito; in fondo, nessuno in Europa per davvero ci credeva, come si vede dalla sua espansione rapidissima e generalizzata. Ora si riapre un buco nero, in cui cadiamo tutti, i malati anzitutto, e i medici e gli infermieri che lavorano in condizioni spesso drammatiche, e poi noi tutti, vita lavoro società economia, tutto cambia e il mondo sembra come svuotarsi. Ma con interpretazioni diverse nelle diverse parti di Europa, almeno finora. Qui da noi la durezza appare maggiore, perfino rispetto a nazioni che vedono moltiplicarsi i contagi oltre ogni dire, come la Francia. Qui c’è paura, forse dispetto per non aver fatto nulla, proprio nulla, per rendere gli ospedali più capaci di resistenza e di organizzazione.

Immersi, come siamo stati, nella retorica del paese più virtuoso d’Europa, modello per tutti, quando era chiaro che a questa retorica corrispondeva ben poco nella realtà. Ma il governo ha vissuto di essa, invece di fare esaltava il non-fatto. E mi riferisco qui solo all’impreparazione ospedaliera che è oggi sotto i nostri occhi, nelle regioni deboli e nelle regioni forti, dalla Campania alla Lombardia. Il nuovo corso del virus è la sua diffusione generalizzata, il suo non guardare in faccia nessuno, come degno di un virus. Non entro nel merito del ginepraio delle risposte. Do uno sguardo preoccupato all’Europa, colta in mezzo al guado. La Commissione europea sembra passata da organo puramente tecnico cui era ridotta con Junker, a organo fantasticante, adeguato alla leggerezza chiacchierona della sua Presidente che si muove tra roboanti giri di miliardi che tutti gli inesperti immaginano il giorno dopo sul conto corrente degli Stati, 209 ne mancano a noi, e poi tutto si inceppa tra assenze vistose quando la trattativa si fa dura e gli stati rientrano in campo. La maggioranza Ursula traballa, nel PPE aumenta la sfiducia. Tutto sembra in discussione, e non fosse per l’azione della BCE che non ha però l’autonomia politica per durare in eterno, saremmo già nei guai fino al collo.

Muovo dall’Europa perché lì si è avvistato il punto di salvezza e nonostante tutto bisogna cercare di continuare a vederlo, ma con spirito critico, non di stupida attesa, nel ricordo dei “trionfi” di Conte. Il resto è per noi un mare di debiti. Il chiacchiericcio italiano sgomenta, come ho detto. Il dramma dell’ospedalizzazione getta la sanità in primo piano, ma dietro di esso?, giacché c’è un dietro. Che cosa avviene nei piani più generali della vita, della società, dell’economia, della cultura? Tutti presi alla sprovvista, messi nello stesso sacco, anche chi aveva apprestato le difese opportune con I sacrifici e la spesa necessaria. In realtà l’Italia ha chiuso di nuovo, è assente la logica dei distinti quando il potere non ha una direzione, talmente rinsecchito da non saper più che cosa è cultura, decisione.

Qualche esempio: bisogna convincersi che la didattica a distanza in Italia non può esistere, per la ragione semplicissima che diventerebbe didattica di élite, ovvero l’obbrobrio degli esclusi dalla formazione. Ma l’organizzazione della presenza scolastica, dei trasporti, delle uscite, dei banchi, è stata organizzata con una approssimazione tale da gettare il problema in un vicolo cieco. Viva è dunque la preoccupazione per un futuro oscuro, inutile criminalizzare i movimenti di piazza, il disagio è grande ed è ovvio che ci sia chi soffia sul fuoco. Il punto è saper governare una società che può implodere. Viene proprio da riflettere, concludendo, su quelle culture della totalità che prevedevano l’onniscienza della storia, il suo progredire come un blocco compatto verso un fine, l’organico e positivo rapporto tra uomo natura e storia. Al di là dei governi che passano, al di là delle stesse pandemie che finiscono, rimane il senso di una realtà incontrollabile, dove la responsabilità ha il suo punto di gravità non nell’uomo, ma nella concatenazione di cose che si sono rese indipendenti da noi.

Nessuna sottovalutazione dei saperi, ma resta nella vita e nella storia un fondo oscuro che torna quando meno te lo aspetti. E’ un brutto momento per le cose più diverse. Si pensi alla insopportabile decapitazione del prof. Paty a Parigi; all’urto belluino che si delinea nella grande democrazia americana. Al disagio e al dolore del mondo che la comunicazione squaderna sotto i nostri occhi. Tutto visibile. Una volta parlavi della povertà, della malattia magari, comodamente sprofondato nel divano di casa, oggi è tutto sotto gli occhi di tutti, tutto è trasparente, tutto ti viene addosso, ci vorrebbe un nuovo umanesimo con un senso laicamente religioso. E classi dirigenti adeguate a questa necessità.

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