Da settimane non c’è acqua calda, gli spazi non sono adeguatamente attrezzati e mancano suppellettili. I materassi sono vecchi e in condizioni igieniche pessime, i problemi di gestione delle videochiamate rendono difficili i colloqui con i familiari. La vita nel carcere minorile di Airola è difficile quanto quella nelle prigioni ordinarie. La denuncia arriva dal garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello. «Gli spazi detentivi devono promuovere dignità e qualità della pena. Il trattamento – spiega – non può essere solo custodia ma anche accudimento. Mi affligge constatare che, nonostante gli sforzi della direzione, dell’area educativa e delle associazioni che portano avanti dei progetti in istituto, questi spazi continuano ad apparire gravemente trascurati dal punto di vista strutturale e non, a causa anche di costanti conflitti interni».

Insomma, la situazione all’interno degli istituti di pena continua a essere difficile e il Covid non c’entra. La pandemia, come accaduto in molti altri settori, ha solo accentuato criticità già esistenti. E così i tempi lunghi per interventi e decisioni sono diventati tempi biblici, le carenze e le distanze sono aumentate, il personale già insufficiente si è ulteriormente ridimensionato. E le varie criticità all’interno dell’istituto penitenziario minorile rendono difficile la condizione dei giovanissimi in cella.

Il 10 agosto scorso il garante Ciambriello aveva già segnalato i problemi della giustizia minorile, arrivando finanche a scrivere alle autorità regionali e nazionali della Giustizia minorile per denunciare le «gravi condizioni strutturali e organizzative dell’istituto di Airola». Quello di Airola è un carcere che ha sede in un palazzo ducale del Settecento, donato con lo scopo di assistenza ai minori disagiati. Inizialmente, per lascito testamentario, è stato un riformatorio femminile e dal 1988 la struttura è diventata un istituto penale minorile. Ha 17 camere di detenzione e attualmente ospita 23 ragazzi. Tra loro ci sono anche due minorenni arrestati pochi giorni fa per il concorso nella rapina e nell’aggressione subite da un rider in via Calata Capodichino e riprese in un video diffuso sui social e che è servito ad accelerare le indagini sull’episodio. Nella struttura penitenziaria le maggiori difficoltà sono quelle legate all’edilizia, ai problemi idrici a causa dei quali i ragazzi da settimane non possono utilizzare l’acqua calda, alle carenze igieniche, alla mancanza di suppellettili e di risorse per attrezzare al meglio gli spazi, alle difficoltà di gestire le videochiamate per consentire i colloqui con i familiari.

«La detenzione non deve essere solo custodia ma anche accudimento», aggiunge il garante che ieri, accompagnato dalla direttrice Marianna Adanti, ha incontrato i 23 giovanissimi detenuti del carcere di Airola. All’incontro hanno partecipato, inoltre, lo staff del garante e due operatori dell’impresa sociale Less che da anni si occupa di minori a rischio. A ogni giovane recluso sono stati donati una calza della Befana e un libro. Stesso dono anche per i 7 minori (tre dei quali dell’area penale) che si trovano nella comunità Il Sole, nel Beneventano: «Anche per loro dolci e libri, sottolineando l’importanza dell’affettività e della cultura».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).