Insomma c’è lui, ci sono i suoi uomini, e questo dovrebbe bastare, anche agli storici dell’arte. “Chi si nasconderà poi dietro queste sigle, non sarà mica un travestimento di quella Geppi Cucciari?”. Il sospetto, o meglio il vero e proprio sbalordimento, di Gennaro SanGiuliano, “ministro della cultura, come Giovanni Spadolini ed Alberto Ronchey”, secondo un godibilissimo retroscena del Foglio, è alle stelle.

Il ministro si vuole allargare”, dicono le malelingue sopravvissute al Collegio Romano, “il ribaltone degli organici del dicastero contenuto nel decreto Pubblica Amministrazione ci dice con chiarezza che Sangiuliano vuole controllare tutto, perché vede nemici ovunque”.

È che da un po’ di tempo, qualsiasi cosa faccia il ‘Ministrissimo’, gli dice male, proprio a partire da quella maledetta serata al Ninfeo di Villa Giulia per l’evento finale del Premio Strega. Prima la stampa ha iniziato a fargli il solletico (e si sa che ‘il giornalismo è obnubilato dal pensiero unico’) per quello che i più sobri definiscono ‘un ego smisurato’, poi si sono aggiunti gli sberleffi per quella splendida idea della freccia Roma-Pompei elargita una volta al mese ed infine a suon di polemiche concessa una volta la settimana.

Ora ci ‘mancano’ anche gli storici dell’arte, che ad onore del vero il physique du rôle dei ‘bastian contrari’ se lo sono guadagnati sul campo da anni. Una ‘congiura’ comunque per SanGiuliano, un uomo coltissimo, che ogni benedetto giorno sul suo account Twitter pubblica la copertina di un libro che ha letto, a differenza della famigerata cinquina del ‘maledetto’ premio.

Ieri così si è aperto anche il fronte tra il mondo universitario ed il governo. Due consulte universitarie (la Cunsta, Consulta universitaria per la Storia dell’arte, e la Sisca, Società italiana di Soria della Critica d’arte) scrivono una lettera infuocata al titolare della Cultura per contestare la commissione che deciderà i futuri direttori dei musei. Gli accademici scelgono di rendere pubblica la loro protesta alla lettura dei nomi che compongono la commissione incaricata di scegliere i direttori dei più importanti musei italiani, tra cui gli Uffizi, la Pinacoteca di Brera, il museo di Capodimonte.

In pratica c’è solo una storica dell’arte, Daniela Porro, Soprintendente Speciale Archeologia e Belle Arti di Roma, dunque funzionaria del Ministero della Cultura, nell’organico del ministro ‘faccio tutto io’. E non sarebbe l’unica ‘a libro paga’, perché un altro commissario individuato è Luigi La Rocca, direttore generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero.

Secondo le associazioni sarebbe messo a rischio ‘quel principio di terzietà necessario alla selezionare le candidature del bando’. In pratica, il ministro ‘faccio tutto io’ non si smentirebbe, e avrebbe la possibilità di indicare i direttori dei musei a lui più graditi. La denuncia delle associazioni è circostanziata e riguarda anche i curricula di altri commissari: “Suscitano perplessità anche la scelta del presidente (Francesco di Ciommo, presidente, ordinario di diritto privato, Roma, LUISS) e della professoressa Brogi (ordinario, economia e tecnica dei mercati finanziari, Roma, Sapienza). Stando ai curricula di entrambi (pubblicati on line) non risultano pregresse esperienze nell’ambito dei beni culturali e della tutela del patrimonio”.

Sangiuliano alla fine potrà tirarsi un po’ su il morale, perché in fondo ‘questi’ storici dell’arte ce l’avevano anche con l’inviso predecessore, Dario Franceschini, autore di una riforma che ha introdotto “il sistema selettivo top-bottom nel quale vedevamo il prevalere di scelte politiche a discapito di quelle tecnico-scientifiche, sistema da cui origina l’atto di nomina qui discusso”.

Phil

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