Mentre la politica gira a vuoto ci sarebbe bisogno di contenuti, idee, proposte. Il dibattito pubblico è fermo a dieci, se non venti anni fa. Corre la Cina, corrono gli americani, da anni corrono India, Corea, e quant’altro: e noi qui, a crogiolarci nelle nostre polemicucce da talk show. Intendiamoci, non è l’Italia ad essere ferma: è la politica, la legislazione, le regole.

Allora non si tratta di fare un “partito dell’innovazione”, anche solo per il piccolo particolare che essa non è neutra ma ha un segno, una direzione di marcia. Si tratta però di realizzare uno “spartito”. È l’azzeccata formula alla base di questi prezioso libretto (“Piano B- Uno spartito per rigenerare l’Italia”, Donzelli, pagg.148) realizzato da quindici studiosi di livello di ispirazione riformista su altrettanti vocaboli-chiave di un programma innovativo. È una piccola miniera di idee, dalla giustizia al lavoro, dalla educazione alla comunicazione, dalla casa al fisco che se prese sul serio da qualche attore politico potrebbero ben costituire l’ossatura di quel “programma fondamentale” (secondo le esperienze della socialdemocrazia europea) che la sinistra italiana non è mai riuscita a scrivere. Ovviamente, essendo impossibile passare in rassegna tutte le tesi qui illustrate, né scegliamo tre.

Tra le tantissime considerazioni ce n’è una di Marco Bentivogli che è esemplificativa a proposito del lavoro: «Serve accettare la sfida del lavoro a “umanità aumentata”, perché il lavoro non ci salvi solo dalla noia, dal vizio e dal bisogno, ma perché per tutti sia crescita, mobilità sociale vera, fioritura delle persone, realizzazione, costruzione di legami fraterni e solidali, partecipazione comunitaria, democrazia». Sono qui racchiuse molte delle suggestioni “personalistiche” che percorrono tutto il libro. Si tratta di liberare energie – sostiene Giorgio Vittadini – «per diventare se stessi» e interagire nel mondo. Alla ricerca di «nuovi modelli organizzativi – scrive Mauro Magatti – nuove forme di partecipazione alla vita dei territori, nuove modalità di educazione e formazione che rafforzino, per renderlo plausibile, questo nostro modo di essere nel mondo». Per fare tutto questo serve molta fantasia. E insieme molto pragmatismo.