La strategia energetica del governo si fonda su un principio chiaro: niente approcci ideologici, ma concretezza nelle scelte. Quello che serve è un equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale. In questo quadro, il nucleare torna al centro del dibattito come elemento complementare alle fonti rinnovabili. Dopo anni di stop, l’Italia avvia un percorso normativo, industriale e culturale per riaprire il capitolo dell’atomo, con l’obiettivo di contribuire alla decarbonizzazione e alla sicurezza energetica. Luca Squeri, responsabile energia di Forza Italia, è uno dei politici in prima linea in questo percorso, in cui è seguito non solo dal suo partito, ma anche dai principali stakeholders del settore, come si è dedotto dagli Stati generali dell’energia da lui organizzati alla Camera martedì scorso. C’erano tutti, nessuno escluso: «Segno che stiamo seguendo la strada giusta – dice -. L’industria di settore ci ha lanciato degli stimoli importanti, sta a noi adesso ascoltarli e tradurli in azione politica».

Sicurezza energetica, competitività, decarbonizzazione: quali sono oggi le priorità della strategia nazionale per l’energia?
«Coniugare questi tre obiettivi non è semplice, ma è necessario. Dobbiamo essere conseguenti con le scelte che facciamo, senza limitarci a enunciare principi. Il concetto di “neutralità tecnologica”, come ha sottolineato anche l’ad. di Eni Descalzi, va riempito di contenuti concreti, non può restare solo uno slogan. La priorità è la decarbonizzazione, declinata però in chiave sostenibile – non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale. Non si tratta di una corsa all’impazzata, ma di una marcia olimpica: con ritmo sostenuto, senza strappi, e con pragmatismo, non ideologia. Stiamo lavorando intensamente per espandere tutte le fonti rinnovabili, ma a questo percorso va affiancato anche un elemento complementare: il nucleare. Non si tratta di sostituire una fonte con l’altra, ma di costruire un mix equilibrato e resiliente. E va detto chiaramente: nel breve periodo dobbiamo continuare a fare i conti con il petrolio, quindi non ha senso criminalizzarlo».

Lei è uno dei principali promotori del ritorno al nucleare. Quali sono i motivi che giustificano questo impegno?
«Per realizzare un sistema energetico davvero decarbonizzato abbiamo bisogno innanzitutto di fonti non fossili che siano stabili, cioè non intermittenti. E il nucleare rappresenta oggi l’unica alternativa solida in questo senso. Non solo, il mondo avanzato ha già fatto questa scelta. Le grandi aziende, quelle realmente proiettate verso il futuro, stanno sottoscrivendo contratti di approvvigionamento da energia nucleare, soprattutto in vista dell’aumento del fabbisogno elettrico. E poi, se vogliamo sostituire il gas in modo credibile e sostenibile, il nucleare è la risposta più logica. È una tecnologia consolidata, sicura, e perfettamente integrabile in una strategia energetica di lungo periodo».

A che punto siamo sul nucleare di nuova generazione?
«Il percorso è stato riavviato con due tappe fondamentali. La prima è stata l’approvazione della mozione parlamentare nel 2023, che ha consentito al Governo di rimettere mano al dossier nucleare dopo oltre trent’anni di blocco seguito ai referendum. La seconda è stata il convegno di Forza Italia, che ha riunito tutti i principali attori del settore e ha fatto emergere quanto l’Italia sia già un’eccellenza nella ricerca nucleare, siamo secondi in Europa! Da lì, il Governo ha avviato una piattaforma sul nucleare, stanziato fondi, e promosso un disegno di legge che introdurrà un iter normativo per costruire le infrastrutture – anche immateriali – necessarie al ritorno del nucleare. La legge prevede anche l’istituzione di un’autorità di regolazione, che avrà il compito di verificare i progetti, seguirne l’attuazione e garantirne la sicurezza. Parliamo di tempi lunghi».

Se, ipoteticamente, partissimo oggi, quanto tempo ci vorrebbe per le prime realizzazioni?
«Potremmo avere i primi impianti operativi all’inizio del prossimo decennio. Intanto, è stata costituita una newco, Nuclitalia, con partner del calibro di Enel, Ansaldo e Leonardo: saranno loro a verificare quali tecnologie impiegare per avviare la realizzazione della filiera italiana».

Quali benefici sono attesi, in termini di costi per cittadini e imprese?
«Ci sono già diversi studi in materia. La mia opinione, basata su esperienze concrete, è che il nucleare genererà una forte sinergia. Prendiamo la Francia: con le sue circa 50 centrali nucleari ha risolto di fatto il problema dell’approvvigionamento, ha conseguito una consolidata sicurezza energetica e ha bollette tra le più basse d’Europa. Questo è un modello da guardare con attenzione».

Come intendete affrontare la storica opposizione dell’opinione pubblica italiana al nucleare, dopo i referendum?
«Il nodo dell’opinione pubblica è cruciale. Per troppo tempo il nucleare è stato oggetto di una campagna di criminalizzazione basata su informazioni spesso infondate. Dobbiamo lavorare per cambiare questa percezione, fornendo dati, trasparenza e rassicurazioni. In Europa, molti Paesi si contendono la possibilità di ospitare i depositi nucleari, perché portano con sé benefici economici, investimenti, e sviluppo industriale».

In Italia invece si parla del deposito unico nazionale.
«Noi abbiamo decine di depositi temporanei e ancora nessun sito unico nazionale. Questo governo ha avuto il coraggio di avviare il percorso, e sarà la vera prova di maturità: se non riusciremo a portarlo a compimento, sarà difficile immaginare un futuro nucleare in Italia».

L’Italia è pronta, dal punto di vista industriale e tecnologico, a sviluppare una filiera nucleare nazionale?
«Abbiamo tutte le carte in regola per costruire una filiera italiana, anche grazie a un ecosistema industriale solido. L’eolico offshore, ad esempio, è una risorsa importante che va valorizzata, pur avendo alcuni limiti – in termini di costi e di continuità produttiva.
L’Italia ha mostrato di saper affrontare la sfida con responsabilità. Anche dal punto di vista politico, c’è stata una forte assunzione di responsabilità: Forza Italia ha dimostrato coerenza, avendo anche espresso il ministro competente in materia.
Il convegno nazionale ha visto la partecipazione di tutti gli attori principali del settore, e ne è emerso un patrimonio di idee e proposte – circa 60 interventi – che stiamo ora mettendo a sistema».