L’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano è stato raggiunto da un nuovo avviso di garanzia in relazione al rilascio di documenti d’identità a immigrati ospiti nei centri di accoglienza del piccolo paese in Calabria. Lucano, che si è detto “amareggiato” per l’ennesima indagine della magistratura nei suoi riguardi, ha spiegato all’AdnKronos i dettagli della vicenda: “Mi sembra tutto così assurdo, mi viene contestato un reato che avrei commesso nel settembre 2016 – spiega Lucano – per aver fatto due carte di identità a una donna eritrea e a suo figlio di pochi mesi, che erano inseriti in un progetto di accoglienza al Cas a Riace“.

LA RICOSTRUZIONE DI LUCANO – L’ex sindaco artefice del cosiddetto ‘Modello Riace’ di integrazione ha precisato che “la Prefettura ci aveva chiesto l’inserimento per la madre e il bambino e noi avevamo detto di sì perché c’era la disponibilità“. In seguito, osserva Lucano, “fu fatta l’iscrizione al registro anagrafico e poi fu richiesta la carta d’identità perché il bambino aveva necessità di vedersi assegnato un pediatra“.

“LO RIFAREI” – La procura di Locri contesta all’ex primo cittadino il fatto che la carta d’identità sia stata rilasciata nonostante la donna e il bimbo “non avessero il permesso di soggiorno”. Lucano però non si tira indietro, anzi: “Io lo rifarei, la Costituzione prevede il diritto alla salute, il diritto alla salute è inviolabile e fondamentale“. “La carta d’identità era legata ad esigenze sanitarie – conclude Lucano – e per me è prioritario rispettare la dignità umana di un bambino di pochi mesi”.

LE INDAGINI SULL’EX SINDACO – La prima indagine su Mimmo Lucano risale all’ottobre 2017, quando la procura di Locri gli contesta i reati di truffa aggravata, concussione e abuso d’ufficio in merito alla gestione del sistema dell’accoglienza. Il 2 ottobre 2018, a conclusione dell’operazione Xenia, viene messo agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. La misura viene revocata dal tribunale del Riesame che la ‘converte’ in divieto di dimora il 16 ottobre 2018, mentre a febbraio 2019 la Cassazione annulla il divieto di dimora, decisione che tuttavia verrà applicata dal tribunale di Locri solo a settembre.

Redazione

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