Una certezza, granitica, c’è: per organizzare le Olimpiadi invernali Milano-Cortina servirà di sicuro una pista da bob. Su questo punto, almeno su questo, non ci sono dubbi: affinché l’appuntamento a cinque cerchi possa svilupparsi con tutte le discipline previste, un percorso adatto alla discesa del bob dovrà essere messo a disposizione da qui al 2026.

Partendo da questo assunto, il fatto che a 792 giorni dall’avvio dei Giochi – a scandire i tempi, con precisione al secondo, è il countdown posto in bell’evidenza sul sito istituzionale dell’omonima fondazione – sia ben lontana dall’essere così chiara la localizzazione dell’impianto che dovrà ospitare il già citato bob e le discipline annesse non può che far pensare. L’appuntamento è già a calendario e non si può spostare; la cerimonia inaugurale, infatti, è prevista e sarà il 6 febbraio 2026 ed entro tale data, anzi ben prima, tutto ciò che serve dovrà essere a puntino, senza margini d’errore sulla tabella di marcia.

Bob, slittino e skeleton, però, al momento non hanno ancora trovato una casa. Non ce l’hanno perché, rispetto al prospettato recupero della storica Eugenio Monti di Cortina d’Ampezzo, qualcosa non è andato nel verso giusto. C’è tempo per trovare la quadra, si dirà. Vero, in effetti, così come è estremamente realistica la necessità di definire quanto prima possibile i passi da fare per evitare di rimanere col cerino in mano. Intitolata nel 2004 a un campione capace di vincere sei medaglie olimpiche e dieci mondiali, la pista Monti è stata realizzata ben prima, nell’ormai lontano 1923, ha ospitato le Olimpiadi del 1956 ed è stata utilizzata fino al 2008, anno della sua chiusura. Nel mezzo, tante ristrutturazioni tese a migliorarne la sicurezza, gare di livello mondiale e perfino le riprese di un film di James Bond a celebrarne la magnificenza.

Fin qui, quel che è stato. L’occasione di una nuova vita per l’impianto s’è presentata con l’assegnazione a Milano-Cortina della 25° edizione dei Giochi e con la proposta, successivamente concretizzatasi in un progetto vero e proprio, di riportare agli antichi fasti la tradizione ampezzana. Peccato che la realizzazione della nuova pista non abbia attratto alcun operatore, con l’ultima fumata nera a settembre e, a quel punto, tutta una serie di successive ipotesi di spostamento altrove delle gare che nelle intenzioni originarie avrebbero dovuto svolgersi con vista sulle Dolomiti. A mali estremi, estremi rimedi, insomma, anche se cedere a quest’ultima soluzione significherebbe molto in termini d’immagine non soltanto per Cortina d’Ampezzo, ma per il mondo dello sport italiano tutto.

Entro gennaio una decisione andrà presa. Per restare a Cortina bisognerà ridurre l’intervento previsto in origine e trovare qualcuno che si faccia carico della sua realizzazione contenendo al massimo i tempi necessari. Un intervento dalla forte valenza simbolica, non fosse altro perché andrebbe a confermare la vocazione di una località turistica salita alla notorietà nazionale, e non solo, proprio in virtù delle riprese in bianco e nero trasmesse quasi 70 anni fa dalla televisione.

La strada che porta a Cesana Torinese, in ogni caso, è e rimane sul piatto. Dire sia calda è forse troppo; di certo, non può essere scartata a priori. Costruito nel 2005 in vista delle successive Olimpiadi di Torino 2006, l’impianto è stato dismesso nel 2011, anche se in occasione della candidatura (poi sfumata) del capoluogo piemontese l’idea di rimetterlo in sesto era già stata buttata nella mischia. Oggi più che mai si tratta di un’ipotesi non peregrina, non fosse altro perché quantomeno consentirebbe di mantenere i Giochi entro i confini del Bel Paese.
Nell’attuale situazione d’impasse a fregarsi le mani sono Austria, Germania, Svizzera e Usa, pronte a proporsi come sedi ospitanti qualora l’Italia non ce la facesse a trovare al suo interno la soluzione definitiva. Prima di Natale è atteso un passaggio intermedio volto a verificare i dossier sul tavolo; a inizio 2024, la scelta definitiva.