Un vita contro il politicamente corretto, contro il conformismo e il finto perbenismo, con provocazioni e capolavori che hanno avuto un forte impatto nella vita quotidiana e lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Un vita lunga 82 anni e stroncata da una malattia incurabile, l’amiloidosi, che lo stesso artista, il celebre fotografo Oliviero Toscani, aveva raccontato in una intervista rilasciata lo scorso agosto al Corriere della Sera. “Un giorno mi sono svegliato con le gambe gonfie, ho cominciato a camminare a fatica”. Quattro mesi e mezzo dopo, nelle prime ore del 13 gennaio 2025, Toscani è scomparso all’ospedale di Cecina dove era ricoverato da qualche giorno in seguito all’aggravarsi delle condizioni di salute.

La prima foto a Rachele Mussolini

Nato a Milano durante la Seconda Guerra Mondiale, Toscani era figlio d’arte, suo padre Fedele era un fotografo del Corriere della Sera e in quegli anni immortalò le ultime fasi di vita di Mussolini, da piazzale Loreto a Predappio, dove il 14enne Oliviero scatta la sua prima foto pubblicata poi sul Corriere (un ritratto di Rachele Guidi, vedova di Mussolini).

Fiero di non aver “mai avuto un padrone“, “ho imparato da tanta gente speciale. Sicuramente da Don Milani, da Muhammad Ali e da Bob Dylan. A volte una frase, anche di una canzone, è più importante di tanti libri. La fotografia è impegno etico” raccontava pochi mesi fa al Corriere nella sua casa in Maremma. Una vita sempre sopra le righe, contro l’ipocrisia della politica e dei mezzi di comunicazioni accusati anche nel corso di ospitate tv. Celebri le sue campagne pubblicitarie per Benetton così come celebre fu l’attacco a “Uno Mattina Estate”, su Ra1, quando il fotografo si infuriò con i conduttori perché non mostravano la foto del bambino morto in un naufragio al largo della Libia: “Perché non la fate vedere? Non mi chiamate per discutere una foto che non fate vedere” disse prima di abbandonare la trasmissione.

Toscani, tre mogli, sei figli e sedici nipoti

Tre mogli (francese, svedese e norvegese), sei figli e sedici nipoti di cui non sempre ricordava tutti i nomi ma “se ci penso un po’, sì. Sono tutti di nazionalità diversa: francesi, americani, svedesi, norvegesi…”. I figli: “il primo è Alexandre, francese, ha 4 figlie. Poi ci sono le due sorelle svedesi, Olivia e Sabina, che hanno tre figli ciascuno. Infine Rocco, Lola e Ali (chiamata così in onore di Muhammad Ali), che hanno due figli a testa”. Fortissimo il legame con l’ultima consorte, Kirsti Moseng, modella norvegese, che durava dalla metà degli anni ’70. “L’amore di una vita” commentò Toscani.

Lo slogan ‘Chi mi ama mi segua’ stampato a caratteri ben evidenti sul fondoschiena di una ragazza per la pubblicità di una marca di jeans, lo rese famoso nel 1973. Per Toscani la potenza del messaggio era tutto. Indimenticabile le campagne contro Aids, anoressia, razzismo, così come quella sull’amore universale con prete e suora che si baciavano.

L’impegno politico di Toscani

Negli anni ’90 venne candidato per la Camera dei deputati nelle file Radicali per la Lista Marco Pannella e nuovamente nel 2006 per la Rosa nel Pugno e nel 2008 venne nominato assessore alla creatività del comune di Salemi con Vittorio Sgarbi sindaco sostenuto dall’Unione di Centro, salvo poi dimettersi qualche anno dopo per divergenze con lo stesso Sgarbi. Sempre legato al Partito Radicale, nell’ultima intervista al Corriere della Sera rispondendo ad una domanda su quanto gli restava da vivere, Toscani chiamò in causa Marco Cappato, presidente dell’associazione Luca Coscioni: “Non si sa. Certo che vivere così non mi interessa. Bisogna che chiami il mio amico Cappato, lo conosco da quando era un ragazzo. Ogni tanto mi vien voglia. Gliel’ho detto già una volta e lui mi ha chiesto se sono scemo”.

Le critiche: “Meloni vittimista, l’italianità non è Sinner ma Corona, è imbrogliona”

Non amava il “vittimismo” della premier Meloni, “una che non sa dire “sono anti fascista” che cos’è? Non sono capaci di governare, non hanno nessuna scusa. Ma gli italiani sono fatti così. Guardi in America come si ribellano. In un mese viene fuori l’entusiasmo, la creatività…”. Nell’ultimo anno di vita “leggo, guardo in tv l’Inter e certe squadre inglesi. E poi c’è Sinner, che mi dà sollievo nella vita. Ora sono tutti gelosi e invidiosi di lui: tipico degli italiani. Imparerà presto chi sono i veri amici e chi no”. Proprio su Sinner aggiunse che “si vede dallo sguardo che è un ragazzo profondo. Devi fermare quell’attimo lì negli occhi, esprime onestà e capacità. Sinner non è italiano. L’italianità è Fabrizio Corona, è imbrogliona, mafiosa”.

Redazione

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