La disperazione è tale che alcuni migranti si sono gettati in acqua (e poi recuperati dalla Guardia Costiera italiana). È questa la situazione a bordo delle oltre duecento persone bloccate sulla nave Open Arms, per giorni ferma a poche miglia dalla costa di Porto Empedocle, ieri in rotta verso Palermo. Arriva nel pomeriggio di ieri, direttamente da Roma, l’indicazione di procedere verso le coste del capoluogo siciliano, restando però a 5 miglia dalla costa. La nave della Ong spagnola naviga verso il nord della Sicilia, con a bordo 275 migranti. È stata la stessa Ong a comunicarlo ieri tramite un tweet: «Ci dirigiamo verso Palermo, in attesa di istruzioni». Solo tre giorni fa Italia e Malta avevano negato un porto di sbarco e detto no anche all’evacuazione medica di nove migranti. Il giorno dopo però è stato completato l’allontanamento di due donne incinte e del marito di una di loro, accompagnati a riva da una motovedetta italiana.

Venerdì scorso sono state salvate 116 persone che si trovavano alla deriva senza cibo né acqua. Era il terzo salvataggio in 48 ore. I medici di Emergency che hanno visitato i migranti li hanno trovati in condizioni di disidratazione grave, in stato confusionale e severa debilitazione. A segnalare l’imbarcazione alla nave dell’Ong spagnola è stato il mercantile Morning Crown, che sarebbe rimasto per ore accanto alla barca, seguendo le istruzioni delle autorità maltesi, senza poter quindi prestare soccorso. A questo salvataggio si aggiungono gli altri 77 migranti recuperati la notte precedente e altre 83 persone recuperate una settimana prima. Proprio le pessime condizioni a bordo della nave avevano spinto una dottoressa del team di Emergency a procedere con la richiesta, sia nei confronti di Malta che dell’Italia, di far sbarcare, per motivi di salute, nove persone, delle quali sette gravemente ustionate – e che avevano quindi bisogno di cure mediche immediate – più le due donne incinte con sintomi di nausea e debolezza. Richiesta negata da entrambi gli stati costieri, ma poi accolta dall’Italia. Fra i migranti ci sono 259 uomini – tra cui 56 ragazzi al di sotto dei 18 anni e due bambini di 2 e 3 anni, e 16 donne. Arrivano dall’Egitto, dal Burkina Faso, dal Ghana, dalla Siria e dalla Costa d’Avorio.

In queste settimane continua il processo all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che dovrà rispondere all’accusa di sequestro plurimo di persona aggravato e abuso di atti d’ufficio, per aver impedito lo sbarco di 107 migranti bloccati al largo di Lampedusa nell’agosto 2019. Il leader della Lega qualche giorno fa – a margine di un evento elettorale ad Andria – rispondeva così ai giornalisti: «Andrò a processo a Catania. Arriverò in quel tribunale a testa alta rivendicando quello che ho fatto e dichiarandomi colpevole di avere difeso l’Italia e gli italiani».
Arrivano da Algeri invece le parole della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, in visita al suo omologo algerino, Kamel Bedjoud. Dal Viminale fanno sapere che è forte l’impegno per attuare «nuovi modelli operativi, con particolare riferimento alle procedure di rimpatrio, anche al fine di rendere più efficiente e veloce la loro esecuzione».