Oggi, giustamente, tutti i grandi giornali aprono con la morte dei cinque operai nel palermitano. Come sempre dopo incidenti del genere parte la solita routine informativa: come è accaduto il fatto, quali sono le motivazioni, lo straziante ricordo dei morti, e da domani si parlerà della classica apertura d’inchiesta della magistratura. Tutti si soffermano sui problemi della sicurezza, l’assenza di protezioni o mascherine, di rilevatori, e poi c’è chi dice che bisogna aumentare i controlli.

Però, io voglio porre una domanda di fondo, mi rendo conto sgradevole: noi pensiamo che tutti i nostri guai, dagli incidenti sul lavoro all’assenza di sicurezza, o anche più in generale alle tante norme inapplicate in Italia che provocano o tragedie o fanno andare le cose in maniera sbagliata, possiamo immaginare che tutto questo possa essere superato estendendo il livello dei controlli? Seguendo questa strada, io non penso si combini granché.

Quello che non si dice mai, è che – una cosa piuttosto sgradevole – c’è una responsabilità individuale, e di chi in quella fogna non ha consegnato le mascherine agli operai o anche di chi non le ha messe, scusate la brutalità. Ci vuole un patto nella sicurezza, senza però scaricarsi l’un l’altro le responsabilità. Non dobbiamo scaricare le responsabilità sui controlli che mancano.

Questo incidente tragico si lega a un problema generale, alla crescita di responsabilità individuale, che a sua volta è legata al tema del riformismo. Un metodo di lavoro e di comportamento degli individui, che in Italia è piuttosto dimenticato. Oggi di questo metodo del riformismo si parla molto nei giornali a proposito del fatto che sembra del tutto dimenticato da Elly Schlein, che ha firmato il referendum contro il Jobs Act. Difficile da negare. Sempre a proposito di questo metodo riformista, c’è un’interessante proposta da alcune associazioni per migliorare la riforma del premierato.