Ornella Vanoni sembra avercela un po’ con la sua città, Milano, quando in un’intervista a Il Corriere della Sera dice che “non trovo giusto che Milano non mi riconosca nulla. A Carnevale in città sfilano tre maschere: quella di Berlusconi, del cardinal Martini e la mia. Dovrò rappresentare o no qualcosa per la città”, dice la cantante, 88 anni e oltre 55 milioni di dischi venduti. “Da morta daranno il mio nome a una via: non mi interessa. Vorrei occuparmi da viva di un teatro, come Renato Pozzetto, che è coinvolto nel Lirico. Oppure occuparmi delle carceri: a Bollate c’è un gruppo di detenuti che vorrebbe cantare”.
Domani chiuderà a Lugano il suo tour teatrale “Le donne e la musica” ma di voglia di fare ce n’è ancora. Non disdegnerebbe fare da giudice a un talent show, per esempio. Figlia unica di una coppia borghese, cresciuta prima a teatro, con quel compagno che gli ha cambiato la vita. Il primo incontro con Giorgio Strehler quando aveva 15 anni, “a Santa Margherita Ligure. Lui era seduto al bar, era bellissimo: era l’amante di un’amica di mia mamma”. Era diventata in poco tempo attrice, la cantante della Mala, una delle voci più conosciute e riconoscibili d’Italia. Il periodo più triste “quando sono andata via da Gino”, Gino Paoli.
Oggi Vanoni è una donna sola. “Non ho trovato l’uomo giusto. Tornando indietro lo cercherei con dei figli, così si fa un bel casino insieme”. Il suo Cristiano, nacque quando aveva 26 anni. Ammette di aver provato attenzione per le donne anche se “sulla sorellanza ho delle riserve” perché “passano gli anni e ti accorgi che sono conoscenti. Mi sono rotta il femore e solo Mario Lavezzi e Piero Salvatori sono venuti a trovarmi. E Stella Pende, la mia migliore amica”.
E sulla rivale di sempre – almeno secondo il gossip – , Mina, che ha detto addio al calcio quando aveva 40 anni. “È un’amica, ma non capisco come un’artista come lei non abbia bisogno del pubblico”. E per tornare a Milano: “È isterica. Per viverci bisogna essere dei nababbi”. E la milanesità: “A Milano non si aggiunge un posto a tavola se non è previsto. A Roma sono più rilassati, anche se cinici. E c’è differenza tra ironia e sarcasmo”.
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