La Russia ha violato il memorandum di Budapest del 1994? È l’argomento trattato in un video pubblicato pochi giorni fa su YouTube Alessandro Orsini, professore di Sociologia generale e del terrorismo all’università Luiss, ma noto soprattutto per le sue posizioni controverse sul conflitto in Ucraina, di cui parla costantemente dalle colonne del Fatto Quotidiano e da ospite fisso a Cartabianca su Rai3.

Ma il filmato di Orsini, come evidenziato su Twitter dal giornalista Antonio Talia, è rimbalzato alle cronache nazionali per altro. Con la solita sicumera il prof “dottoreggia” sul tema, ma in pochi minuti arriva la gaffe che evidenzia come probabilmente Orsini si sia affidato per la sua “lezione online” a una traduzione automatica.

Orsini infatti cita un articolo del New York Times per rispondere alla fatidica domanda che fa da titolo al video, articolo pubblicato da un certo “William J. Ampio”, spingendosi addirittura a fare lo spelling del cognome. Peccato che, come evidenzia Talia, sul NYT non scrive alcun giornalista con questo nome.

Ci scrive invece William J. Broad, già premio Pulitzer: Broad che evidentemente il traduttore automatico utilizzato da Orsini ha tradotto in “ampio”, provocando lo svarione lessicale del professore della Luiss, che come noto ha preso le distanze dalle sue posizioni sulla guerra in Ucraina.

La domanda retorica di Talia è ovvia: “Se Orsini – scrive il giornalista su Twitter – non ha gli strumenti cognitivi per capire l’errore nella traduzione automatica di un articolo, come potrà riuscire a decifrare e poi spiegare il contenuto dell’articolo stesso?”.

Il problema maggiore però è quello delle trasmissioni, o dei quotidiani, che presentano Orsini come “esperto”. Per Talia “se ignorano di invitare come ‘esperto’ di affari internazionali qualcuno che è incapace di capire un articolo nella lingua franca delle relazioni internazionali significa che non sanno fare il proprio mestiere. Se invece lo invitano conoscendo le carenze di Orsini sono semplicemente in malafede, e stanno facendo qualcosa che non ha nulla a che fare con il giornalismo”.

Redazione