Fism
Partecipare all’educazione, i 50 anni delle scuole materne paritarie no profit

Quando parliamo di scuola nel dibattito politico del paese dobbiamo sempre aggiungere “pubblica”. Neppure la legge 62 del 2000 firmata dall’allora Ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer, un vero riformista a cui dobbiamo solo dire grazie, è riuscita dopo quasi un quarto di secolo a liberarci da questa divisione culturale. Eppure quella legge ha chiarito. C’è un unico sistema di istruzione nazionale formato da scuole pubbliche statali e da scuole pubbliche non statali, tutte e due rispettano regole, hanno controlli e soprattutto concorrono nello stesso modo all’educazione. Per questo sono due gambe di uno stesso sistema pubblico ovvero rivolto a tutti.
Da cinquant’anni per aiutare le scuole e per ricordarci questo principio ci pensa la FISM (Federazione Italiana scuole materne), dialoghiamo con l’attuale Presidente Giampiero Redaelli, mentre è intento ai preparativi dell’anniversario della nascita della federazione ma la storia degli asili ha molti più anni e va di pari passo alle esigenze. L’apertura del primo asilo gratuito è infatti datata 18 febbraio 1831, prima ancora dell’unità d’Italia. Un asilo per 50 bambini la cui funzione, come Ferrante Aporti tiene a sottolineare nel suo “Manuale di educazione”, era quella “di procurare un luogo di sicuro ricovero ai figliuoli dei lavoratori poveri per tutto il tempo che essi devono occupare nel travaglio”.
Nel 1973 la Conferenza Episcopale Italiana promuove la costituzione della Federazione e nell’ottobre 1974, sulla base di esperienze associative provinciali già operanti, si tiene il Congresso di fondazione della FISM. L’idea di valorizzare un patrimonio educativo da sempre presente sul territorio, nasce da Don Luigi Rinaldini, bresciano, dell’Oratorio della Pace che fa nascere insieme ad altri l’Associazione delle scuole autonome di ispirazione cristiana.
Come da Statuto, la FISM è la Federazione delle scuole dell’infanzia paritarie no profit di ispirazione cristiana, capillarmente diffuse sul territorio nazionale, tutte paritarie ai sensi della Legge n.62/2000. Alla Federazione attualmente fanno riferimento 9.000 realtà educative e di istruzione, gestite da congregazioni religiose, parrocchie, enti morali, associazioni anche di genitori: 6.700 scuole dell’infanzia 3/6 anni e 2.300 servizi educativi per la prima infanzia 0/3 anni (asili nido e sezioni primavera) per oltre 450.000 bambine e bambini.
Dopo 50 anni, tante cose sono cambiate ma non certo l’esigenza di percorsi educativi. Come dice il Presidente Redaelli “la sfida oggi più che mai è quella di comprendere le culture umane e l’unità nelle diversità contrastando l’eclissi educativa”. Insomma se due Papi stanno parlando di “emergenza educativa” e le cronache ce lo ricordano quotidianamente, i percorsi educativi non possono ignorarlo. Le scuole aderenti alla Fism sul punto hanno organizzato iniziative per aiutare gli insegnanti con percorsi formativi e di aggiornamento che possano aiutare gli insegnanti ad intervenire in modo appropriato, condividono percorsi di inclusione, attivano gemellaggi con altre realtà in Italia e all’estero, poi c’è l’attività quotidiana e capillare con i genitori perché il percorso educativo si fa insieme ai genitori attraverso quel patto educativo che sta alla base della scuola.
Sono realtà educative di cui dobbiamo andare fieri perché aiutano ragazzi a crescere.
Nessuno vuole difendere chi non rispetta le regole e figuriamoci che si “nasconde” dietro la parità scolastica per creare scorciatoie come i cosiddetti “diplomifici”. Sono le stesse scuole paritarie che chiedono i controlli ma allo stesso tempo chiedono rispetto allo stato. Se per avere la parità scolastica tu ministero mi obblighi giustamente ad avere insegnanti con “abilitazione” altrimenti perdo la “parità” e la possibilità di fare scuola; tu stato devi garantire che i corsi per l’abilitazione ci siano.
Chi non si arrende all’esistenza della libertà educativa e delle scuole non statali, cita spesso l’articolo 33 della Costituzione, terzo comma: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. In pochi citano anche il quarto comma: “La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”. Si tratta quindi di una “facoltà’, non di un “diritto”. Non basta alzarsi e dire “faccio una scuola” perché lo Stato ti garantisca le risorse e il riconoscimento del titolo di studio finale.
Solo se segui un percorso di “parità scolastica”, accettando regole e controlli ben precisi, allora lo Stato ti riconosce come un valore e ti dà quei contributi. Sarebbe giusto recuperare anche lo spirito che animava i costituenti. L’emendamento che aggiunse quel “senza oneri per lo Stato” fu proposto dal liberale Epicarmo Corbino, il quale ricordò che non si intendeva che lo Stato non sarebbe mai potuto intervenire in aiuto degli istituti privati, ma che nessun istituto privato sarebbe potuto nascere con il diritto di avere aiuti da parte dello Stato. Appunto non un “diritto” ma una “facoltà”. Che qualcuno continui ad affermare che sia uno scandalo il fatto che il governo, investa miliardi per la scuola statale e milioni per quelle non statali, la dice lunga sui pregiudizi ideologici che ancora circolano sul tema. L’educazione di un figlio è dovere e diritto dei genitori (art. 30 della Carta), non dello Stato, che aiuta i genitori non si sostituisce a loro.
L’ente pubblico deve garantire l’erogazione di un servizio. Lo deve garantire a tutti, di qualità, con strutture adeguate e un percorso educativo che non lasci indietro nessuno. Ma che il gestore sia statale o paritario non può fare la differenza, e soprattutto non può essere – ideologicamente – descritto come “scandalo”. Entrambi i percorsi devono essere di qualità perché entrambi si occupano del nostro bene più prezioso: l’educazione, cioè la crescita dei nostri figli.
Spengendo 50 candeline, la FISM ricorda a tutti noi che è compito di tutti partecipare al percorso educativo dei nostri giovani.
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