Renato Brunetta ha assunto la guida del CNEL un anno e mezzo fa e lo sta facendo correre. Ne ha svecchiato l’atmosfera paludata e ne ha fatto l’avamposto del confronto tra corpi intermedi. E così sempre più spesso parti datoriali, federazioni di professionisti, associazioni produttive trovano spazio tra le stanze di quell’ente che qualcuno aveva infelicemente definito “inutile” e che oggi invece produce non solo studi e analisi ma perfino proposte di legge, guardando alle dinamiche di un mercato del lavoro in evoluzione.

Già, perché il CNEL è tra i pochi organi dello Stato ad avere capacità propositiva diretta secondo la Costituzione. “Ed è un potere che intendiamo esercitare nei confronti dei milioni di lavoratori autonomi e con partita iva, ingiustamente derubricati a serie B mentre sono spesso la punta di diamante del sistema produttivo italiano”, dice Renato Brunetta dando avvio ai lavori. “Io sono stato un ambulante, aiutavo mio padre a Venezia che aveva una bancarella. Nessuno può capire meglio di me cosa significa fare il commerciante, l’autonomo, la partita iva che non ha alcuna certezza del suo guadagno se non la propria capacità di lavorare, di esserci, di vendere”: la confidenza che Brunetta recupera dal suo cassetto dei ricordi trova la sintonia dei presenti.

L’auditorio della sala Marco Biagi è colmo di imprenditori e professionisti, commercianti e autonomi, studiosi e giuslavoristi, ma ci sono anche dei giovani che seguono un tirocinio. Ascoltano, ma sul tema del lavoro precario potrebbero tenere un simposio. Ad ascoltare c’è anche Matteo Salvini che sulle partite Iva ha da sempre il piede sull’acceleratore. Ma qui sembra essere corso anche per rivendicare un ruolo di riferimento a spese di qualcun altro: in passato era stata Letizia Moratti a presidiare il “comparto” degli autonomi. Parliamo di quasi cinque milioni di partite iva, in Italia. Cinque milioni di contribuenti sempre più delusi e arrabbiati, mette in evidenza il report. Ma anche cinque milioni di elettori. Niente male, e Salvini lo sa. “Ho lottato per introdurre la flat tax al 15% di cui oggi usufruisce una partita Iva su due”, introduce il ministro dei trasporti.

“Ma non basta. Siccome qualcuno mi dice che arrivando a fine anno chi è intorno agli ottanta mila euro di fatturato prova a frenare, per fatturare l’anno successivo, ho capito che bisogna osare di più e allargare la platea. Vorrei entro fine anno che l’aliquota del 15% si potesse applicare alla fascia fino ai 90mila euro di fatturato, per arrivare entro due anni a 100mila euro”. Applausi, tra gli addetti ai lavori, ma anche giudizio sospeso fino a risultati raggiunti. Eugenio Filograna, ex senatore di Forza Italia, poi imprenditore vicino a Berlusconi (è stato a capo di Postalmarket, tra le altre) prende la parola come presidente del Centro studi autonomi e partite Iva.I titolari di partita Iva sono passati da 8 milioni a 4,7 milioni in pochi anni. Un dato che la dice lunga sull’insoddisfazione di tanti commercianti, professionisti, lavoratori autonomi”. Aggiunge: “È impensabile che lo Stato, che dovrebbe incentivare, disincentivi. Anziché essere elemento di efficienza, è fattore di inefficienza”.

Filograna ha poi illustrato quali siano i reali dati relativi all’evasione fiscale: “Merita di essere valorizzata la distinzione tra chi evade nel vero senso della parola, omettendo il pagamento delle tasse pur avendone la possibilità e chi invece non riesce proprio a reggere il peso di una tassazione abnorme divenuta insostenibile a seguito di una congiuntura difficile che non può non tener conto delle crisi sanitarie e belliche, di liquidità e di riduzione dei consumi da inflazione, oltre ai problemi strutturali del Paese”. Il Centro studi sottolinea che autonomi e partite Iva pagano di tasca propria 250 miliardi di danni dovuti a costi burocratici, crediti non pagati dalla P.A, deficit infrastrutturali, ritardi nelle procedure amministrative e giudiziarie, sprechi, inefficienze, ecc.

Un costo esorbitante che non solo rende gli Autonomi e le partite Iva creditori di 140 miliardi nei confronti della P.A. italiana – anche al netto dell’evasione paventata – ma di fatto sottrae le risorse necessarie al pagamento della tassazione a chi avrebbe tutta la volontà di adempiere. “Vanno ringraziati quelli che si adoperano per i diritti delle partite Iva”, ha commentato Salvini prima di lasciare l’incontro, “E ringrazio il Centro studi autonomi e partite Iva di Filograna: berlusconianamente, sono dei combattenti per la libertà”. La contesa tra Forza Italia e Lega vive così, in una serissima mattinata di analisi al CNEL, la sua ennesima sfida aperta.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.