Inchieste show, dichiarazioni roboanti e servizi tv apocalittici sull’ennesimo scandalo nel mondo del calcio. Poi  la montagna non riesce a partorire neanche il topolino. Nulla. Tutti prosciolti con buona pace della Procura Federale che riceve una mazzata tremenda. L’inchiesta aveva coinvolto 11 società e 59 dirigenti. Nel dispositivo notificato dal Tribunale Federale nazionale a club e dirigenti coinvolti nel caso plusvalenze è presente solo il proscioglimento da tutte le accuse. Il messaggio lanciato dai giudici è che “decidere a tavolino quale sia il valore corretto di una transazione è impossibile” nonostante i tentativi della procura di creare un proprio “modello di valutazione”, raffrontato con i criteri di valutazione utilizzati dal portale Transfermarkt.

Per le motivazioni bisognerà attendere la prossima settimana, poi la procura potrà decidere se appellarsi o meno. Le società coinvolte nell’inchiesta erano Juve, Napoli, Samp, Empoli e Genoa (di serie A), Pisa e Parma (di serie B), oltre a Pro Vercelli e Pescara e le non più affiliate Chievo e Novara. Cadono così tutte le richieste del procuratore della Figc Giuseppe Chiné che nei giorni scorsi aveva chiesto per il presidente della Juve, Andrea Agnelli, un anno di inibizione e 800 mila euro di multa al club, mentre e per il numero uno del Napoli, Aurelio De Laurentiis, 11 mesi e 5 giorni di inibizione e 392 mila euro di ammenda alla società. Stesso discoro per l’ex direttore sportivo bianconero Fabio Paratici, per il quale erano stati richiesti 16 mesi e dieci giorni di inibizione, 6 mesi e 20 giorni per il ds Federico Cherubini e 8 mesi per Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene e altri dirigenti. Per il Napoli, finito sotto la lente d’ingrandimento soprattutto per l’acquisto di Osimhen, c’era stata la richiesta di fermare per 9 mesi e 15 giorni l’amministratore delegato Andrea Chiavelli, 6 mesi e 10 giorni per Jacqueline Marie Baudit (moglie di De Laurentiis), Edoardo e Valentina De Laurentiis. Erano state previste anche le ammende per i club: 800 mila euro per la Juve, 392 mila euro per il Napoli.

Il Tribunale Federale ha accolto integralmente l’apparato difensivo dei club, che avevano apertamente contestato il modello di valutazione dei giocatori definito dalla Procura Figc per definirne il “prezzo giusto”. In sostanza si è ritenuto che in assenza di un accordo che provi la falsificazione di un valore non si possa procedere per un illecito. Raggiante il legale del Napoli Mattia Grassani che a Italpress commenta: “Il calciomercato è salvo. Il teorema della procura federale non è passato e la conseguenza che se ne ricava è che le società erano, sono e rimarranno libere di attribuire ai calciatori compravenduti le valutazioni di mercato ritenute più congrue, tenuto conto del momento, della volontà di investire e anche di assumersi il rischio di impresa”.

“Per quanto tiene al Napoli e all’operazione Osimhen già il deferimento ci era apparso una forzatura – ha aggiunto Grassani -, il pronunciamento del tribunale federale ha confermato che l’operazione è stata assolutamente cristallina. Il giocatore non solo valeva interamente il prezzo pagato, ma addirittura se il Napoli non fosse stato tempestivo e concreto il suo valore poteva aumentare ancora”

Redazione

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