Giustizia
Poggioreale Covid Free, i penalisti: “Ora il vaccino come nelle Rsa”
Il carcere di Poggioreale è Covid free. Il più grande e più affollato penitenziario d’Italia ha chiuso l’anno con un bilancio positivo sul fronte della gestione dell’emergenza epidemiologica. Considerato che i contagi a Poggioreale superavano i cento fino a circa un mese fa, c’è da riconoscere un merito al lavoro svolto per contenere il diffondersi della pandemia nelle celle da parte del direttore Carlo Berdini, del direttore sanitario Vincenzo Irollo, del provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Antonio Fullone, ma anche l’impegno dei detenuti a rispettare le regole anti Covid all’interno della struttura nonostante la mancanza di spazi, le carenze e le rinunce che il periodo emergenziale ha imposto, dalle attività trattamentali e ai colloqui con i familiari.
Zero contagi a Poggioreale è un risultato che consente, quindi, di tirare un sospiro di sollievo ma guai ad abbassare la guardia. Proprio il carcere di Poggioreale ha pagato un tributo pesantissimo durante la seconda ondata della pandemia, con due detenuti morti per Covid. E siccome la pandemia è ancora in atto e nelle carceri campane ancora si fanno ancora i conti con contagi ed emergenze, è più che mai necessario un intervento per non vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti finora.
Ne sono convinti anche i penalisti napoletani. Il carcere è un mondo chiuso e ad alto rischio pandemico, proprio come le Rsa. Ma a differenza delle Rsa, il carcere non è stato inserito dal Governo tra i luoghi dove avviare con priorità il piano di vaccinazioni. «Le carceri – osservano i penalisti dei direttivi guidati dall’avvocato Marco Campora, presidente della Camera penale di Napoli, e dall’avvocato Anna Maria Ziccardi, leader del Carcere possibile – presentano notevolissime similitudini con le Rsa, essendo luoghi in cui di fatto è impossibile mantenere il distanziamento fisico e la cui popolazione è in larghissima misura portatrice di gravi e croniche patologie. Riteniamo doveroso, pertanto, anche in ossequio all’articolo 3 della Costituzione che impone di trattare situazione che presentano le medesime caratteristiche in modo eguale, che agli istituti penitenziari si assegni la medesima priorità già prevista per le case di cura: tale iniziativa assumerà reale significato solo se seguita dall’effettiva immediata adozione di tutte le misure idonee ad affrontare la grave e nota situazione epidemiologica che affligge gli istituti penitenziari della Campania».
I dati sullo stato delle carceri (sovraffollamento, carenza di educatori e personale sociosanitario, problemi di edilizia penitenziaria, Covid) non possono essere ignorati. «Occorre peraltro avere ben chiaro che il piano di vaccinazione nelle carceri impone necessariamente anche l’adeguamento delle piante organiche sanitarie negli istituti penitenziari (allo stato talmente carente da non consentire di fatto il diritto di cura dei detenuti) per evitare di distogliere il già limitato personale sanitario dallo svolgimento di tutte le attività ordinarie». «L’atteggiamento del Governo in questi mesi di pandemia è stato di totale disinteresse verso il carcere e la sua popolazione lasciata completamente al suo infausto destino – sottolineano gli avvocati osservando come tardiva, rispetto agli appelli lanciati dall’avvocatura e da varie associazioni, sia stata la visita di mercoledì a Poggioreale del ministro Alfonso Bonafede – Non si è voluto, di fatto, incidere sul sovraffollamento come la situazione avrebbe imposto e, nel contempo, non si è previsto alcun piano specifico per consentire anche negli istituti penitenziari il rispetto delle regole che vigono nel mondo di fuori».
«È possibile però un cambio di rotta», affermano i penalisti napoletani. «L’esecuzione immediata di un piano di vaccinazione dei detenuti, ultimi tra gli ultimi, indicherebbe una nuova rotta in cui lo Stato, recuperando un principio di lealtà nei confronti dei suoi cittadini, torni a farsi garante di chi non ha voce e non può proteggersi da solo». Il governo Conte e il ministro Alfonso Bonafede, questa volta, accoglieranno per tempo l’appello?
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