Matteo Salvini è stato assolto “perché il fatto non sussiste” nel processo Open Arms andato in scena nell’aula-bunker del carcere di Pagliarelli di Palermo. Salvini era imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito, nell’agosto del 2019 (quando ricopriva la carica di ministro dell’Interno), alla nave della Ong spagnola di sbarcare con 147 migranti (tra cui minori) a Lampedusa. Un divieto andato avanti per 19 giorni prima. Sbarco che fu poi autorizzato dal capo della procura di Agrigento. La sentenza è stata accolta da un lungo applauso in aula.

Questa la decisione dei giudici della II sezione penale presieduta da Roberto Murgia che si sono ritirati in camera di consiglio alle 11.30. La sentenza, attesa inizialmente per le 18, è arrivata poco dopo le 19.30, dopo ben otto ore di camera di consiglio. Il leader della Lega nonché vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei trasporti, era presente con il suo legale, l’avvocato e senatore della Lega Giulia Bongiorno. La sentenza arriva al termine di un processo durato tre anni dove nelle 24 udienze sono stati ascoltati ben 45 testimoni. Con Salvini in aula, oltre alla fidanzata Francesca Verdini, anche il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara e il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, entrambi esponenti della Lega.

“Sentenza contro chi sfrutta migranti”

“Non è una sentenza contro i migranti ma è una sentenza contro chi sfrutta i migranti” le parole dell’avvocato Bongiorno dopo la sentenza di assoluzione. “E’ stata una sentenza per cui il fatto non sussiste, una sentenza di assoluzione piena. Il ministro si è difeso all’interno delle istituzioni, è stato sempre presente. Voglio chiarire in maniera confutabile che non si tratta di un’assoluzione con qualche ma, qualche se o con qualche però. C’era chi parlava di una sentenza megagalattica, di uno sfregio, di una sentenza con qualche derubricazione. No, una sentenza con una grandissima assoluzione”.

Salvini: “Difendere confini non è reato ma diritto”

“Ha vinto la Lega, ha vinto l’Italia, ha vinto il concetto che difendere i confini non è un reato ma un diritto” commenta Salvini. Il vicepremier aggiunge: “Questa sentenza non assolve solo Matteo Salvini ma assolve un’idea di Paese. Entrare in Italia prevede delle regole, dei limiti, dei controlli e chi usa gli immigrati per fare battaglie politiche oggi ha perso. Oggi torna in Spagna con le mani in saccoccia. Mi spiace tanto per loro. Ed è una bellissima giornata per l’Italia e quindi io da domani torno a lavorare in ufficio con entusiasmo, voglia, passione, grinta ed energia”.
“Abbiamo rischiato si – ha ammesso Salvini -, d’altronde, chi nella vita non rischia non va da nessuna parte, oggi il tribunale di Palermo, come prima quello di Catania, ha detto che abbiamo fatto il nostro dovere, che contrastare l’immigrazione di massa, contrastare l’invasione organizzata e finanziata non è un reato ma un diritto, quindi è una bellissima giornata”, ha concluso Salvini.

Open Arms, Procura: “6 anni, problema è libertà non salute”

Secondo la tesi della procura di Palermo, che aveva chiesto sei anni di reclusione, Salvini aveva almeno dal 14 agosto 2019 il chiaro obbligo di assegnare all’imbarcazione un porto sicuro. Per Marzia Sabella, procuratrice aggiunta di Palermo Salvini “ha agito da solo contro tutti, determinando il caos istituzionale, e senza la presenza di alcun reale rischio per la sicurezza del Paese, ma solo” perché “temeva il fallimento della politica dei porti chiusi”. Ricordando al vicepremier che “i diritti umani vengono prima della difesa dei confini”.

Bongiorno: “Open Arms contro avversario politico Salvini”

Sul versante opposto, la difesa di Salvini sostiene che “dal 15 al 20 agosto Open Arms aveva tantissime soluzioni di far sbarcare, e non soltanto quelle di cui si è parlato finora”. Nella sua arringa Bongiorno ha sottolineato che “bastava dichiarare ‘soffro di insonnia e di stress‘ e si scendeva. Non una malattia, qualcosa di diverso”. Tesi non condivisa dalla Procura secondo cui “i migranti soccorsi dalla Open Arms non avevano diritto di scendere perché malati, ma perché uomini liberi. A Salvini, infatti, non si contesta il resto di lesioni ma di sequestro di persona: il problema è la libertà, non la salute” ha ribadito la procuratrice aggiunta Marzia Sabella.

Secondo Bongiorno i 147 migranti a bordo di Open Arms “sono stati trattenuti sulla nave dagli attivisti della ong spagnola”, documentando “le innumerevoli occasioni e possibilità offerte alla ong per far scendere i migranti”. Ma queste opportunità “non furono colte scientificamente, perché Open Arms voleva decidere come e quando far sbarcare tutti in Italia, anche per creare un problema a quello che l’ong considera un vero e proprio avversario politico, ovvero Matteo Salvini”.

La condanna alternativa: “15 giorni a bordo di una nove di soccorso”

Prima della sentenza, Luca Casarini, capo missione a bordo della Mare Jonio con Mediterranea Saving Humans, aveva invece suggerito una condanna alternativa: “Assolto no, e dalla storia meno che meno. Ma neanche condannato a inutile carcere, che mai vedrebbe nemmeno da lontano, e userebbe per fare il martire, come da manuale del vittimismo destrorso” ma  obbligare Salvini a “15 giorni di lavoro sociale a bordo di una nave del soccorso in mare”.

In aula presenti tutte le 27 parti civili che si sono costituite contro Salvini. I legali hanno chiesto oltre un milione di euro di risarcimento all’imputato. Presente anche Oscar Camps, il fondatore di Open Arms.

Redazione

Autore