Non sembra al momento percorribile la strada annunciata dalla Francia, quella di accorciare i tempi della quarantena per il coronavirus da 14 a 10 giorni. Mentre il dibattito prosegue a più livelli, con ministri e scienziati e organizzazioni a incitare o a deplorare l’iniziativa, uno studio del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc) rende noti i numeri e boccia l’idea. Una riduzione, sostiene il documento, a 10 giorni “comporterebbe una perdita di rilevamento dei casi sintomatici tra i contatti stretti dei casi confermati di circa il 6%”.

L’iniziativa sarebbe quindi controproducente. Lo studio risponde al quesito specifico chiesto dalla Germania all’Ecdc lo scorso 27 agosto. La risposta è arrivata il primo settembre. “Sulla base delle evidenze descritte di seguito – si legge nel documento – l’Ecdc ritiene che non vi siano prove sufficienti per supportare una diminuzione del periodo di incubazione del covid-19 da 14 a dieci giorni. L’Ecdc continua a monitorare e riesaminare le prove non appena sono disponibili per garantire aggiornamenti tempestivi nelle sue valutazioni”. Le valutazioni si sono basate su cinque differenti studi sull’intervallo di tempo dell’incubazione del coronavirus.

La Francia avrebbe già deciso di ridurre la quarantena da 14 a 7 giorni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità resta dell’idea di lasciare la quarantena a due settimane. Il ministro della Salute Roberto Speranza, pur non escludendo l’ipotesi, resta più vicino alla linea della prudenza. In Italia 250 accademici di diverse accademici del think thank ‘lettera 50’ hanno chiesto una riduzione. Ne deriverebbe una diminuzione di costi sociali ed economici. L’ipotesi sarà valutata dal Comitato tecnico scientifico nella riunione di martedì. Si procede con cautela.

Redazione

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