"Si deve stare con Kyiv e l’Europa"
Quartapelle: “Pd serve chiarezza o ci consegniamo all’irrilevanza. Con ReArm si potrà investire nella pace, senza distogliere risorse per sanità o scuole”
La deputata dem sostiene ReArm Europe: “Il mondo di prima non esiste più”

Lia Quartapelle, deputata Pd dell’area riformista, è stata la prima parlamentare italiana ad arrivare a Kyiv dopo l’invasione russa.
Cosa pensa del progetto ReArm Europe di Ursula von der Leyen?
«Sono anni che noi europeisti diciamo che l’Europa è un gigante economico e un nano politico. Oggi che l’Europa affronta la più grave minaccia alla propria integrità territoriale, il piano von der Leyen è il primo passo per passare dai discorsi a fare nel concreto la difesa comune, in una situazione che richiede unità, velocità e determinazione. Nel breve periodo, ReArm permetterà di aumentare il nostro sostegno all’Ucraina, ora più urgente che mai, colmando il vuoto lasciato dagli USA. Le risorse del piano della Commissione sono però solo un punto di partenza: quei soldi devono poi diventare decisioni strategiche, standard di arma comuni, progetti di sviluppo della difesa comuni (e non nazionali). Ed è qui che proprio dall’Italia dovremo darci da fare, riprendendo l’ambizione che aveva de Gasperi quando disegnò la Comunità europea di difesa come compimento della pace in Europa».
Il suo partito, il Pd, sembra ambiguo: Schlein dice che vanno messi più soldi sulla sanità, non sulla difesa. Cosa risponde?
«Viviamo in un mondo sempre più agitato e pericoloso e la scelta di investire nella difesa, seppure non comoda da sostenere nel panorama politico italiano, diventa necessaria. Soprattutto nel momento in cui Trump ha deciso di sospendere gli aiuti all’Ucraina e quindi l’Europa deve provvedere da sola alla propria sicurezza. ReArmEU, come ha ricordato il presidente del Consiglio Ue, il socialista portoghese Antonio Costa, fornisce risorse aggiuntive per difendere e proteggere i nostri cittadini. Quindi, l’Europa ci aiuta nel dilemma tra burro o cannoni: grazie alle risorse europee si potrà investire nella pace, senza distogliere risorse nazionali per la sanità o le scuole».
Sembra che nel Pd le due visioni radicale e riformista si allontanino. Difficile, in prospettiva, mantenere l’unità in queste condizioni…
«Il voto di oggi non è un voto come un altro ma è un momento fondante, perché in quel voto si sancisce il mandato democratico al percorso della difesa comune. La stragrande maggioranza dei socialisti europei, sia i partiti al governo (il PSOE di Sanchez, la SPD e il Labour di Starmer che partecipa a questa discussione da fuori l’UE) che quelli all’opposizione (i francesi, i partiti della socialdemocrazia scandinava) voteranno a favore del piano. Tra i socialisti, solo bulgari e maltesi non voteranno a favore del piano. Proprio per la dimensione delle questioni in discussione, favorire e rispettare l’unità tra i socialisti europei è prioritario su qualsiasi altra considerazione di politica interna o addirittura di politica di partito. Se tra socialisti ci dividiamo in Europa, se non usiamo la nostra unità e forza per condizionare la commissione von der Leyen, rischiamo di favorirne un pericoloso scivolamento a destra».
Pina Picierno ha preso le distanze, Luigi Zanda dice che ci vuole un congresso straordinario. Lei è d’accordo, serve un chiarimento sulla politica internazionale?
«Non può essere una questione di tattica – interna al PD o esterna. La bussola sono le parole del presidente Mattarella: viviamo in un tornante della storia. Crisi della democrazia, declino dello stato sociale, guerre commerciali, il nostro principale alleato che ci volta le spalle e si rivolge alla Russia. Il mondo che conoscevamo non c’è più. E’ in momenti come questi che chi fa politica, e a maggior ragione un Partito che si chiama Democratico, deve dire cosa pensa dello stravolgimento in atto, cosa vuole, come intende preservare i nostri valori e rinnovare il sistema basato sul diritto internazionale e sulla democrazia. Congresso o non congresso, se non dichiariamo per chi siamo, se ci limitiamo a compromessi al ribasso o all’astensione, ci consegniamo all’irrilevanza».
Dunque bene ReArm, ora avanti tutta. Quali possono essere gli step successivi?
«Senza il piano ReArm avremmo visto una enorme difformità di spesa per la difesa tra paesi europei, a seconda dello spazio fiscale di ogni nazione e di quanto ogni paese percepisce la Russia come una minaccia. Il piano von der Leyen è la base per progettare investimenti comuni e nelle intenzioni del commissario alla Difesa Andrius Kubilius per ancorare le spese nazionali per la difesa a standard comuni per gli acquisti, all’interoperabilità delle forze armate e a una strategia europea. Ora che si passa alla fase operativa del piano, dall’Italia dovremo spingere il governo Meloni perché tutto sia fatto nel modo più europeo possibile».
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