Raffaele Sollecito parla ai liceali: del caso che lo ha coinvolto, il truculento omicidio di Meredith Kercher, del calvario giudiziario, il carcere, la gogna, i media. Un caso, quello del primo novembre 2007 a Perugia, per il quale era stato accusato e per il quale è stato definitivamente assolto “per non aver commesso il fatto” in Cassazione. “Ero uno di voi, anche se voi siete studenti del liceo. E avevo la passione per i manga e gli ‘anime’ giapponesi, che penso molti di voi abbiano”, ha detto Sollecito al collegio arcivescovile di Trento in un incontro per il progetto carcere “Spes contra Spem”.

All’occasione hanno partecipato classi di quarta e quinta superiore. Prima dell’assemblea gli studenti avevano studiato in classe il caso. “L’hanno valutato senza pregiudizi, con una sincerità e con una chiarezza che mi ha sorpreso molto, perché non hanno vissuto quest’evento con il filtro della stampa”, ha affermato la professoressa Giuseppina Coali. Le citazioni sono prese dall’Ansa.

Il caso di Meredith Kercher

Era il 2007. In una casa ai margini del centro storico di Perugia vivevano insieme Knox e Kercher, entrambe studentesse Erasmus, una americana e l’altra inglese. La notte tra il primo e il due novembre Kercher fu trovata morta nella sua stanza, con diverse ferite da arma da taglio, nuda. Knox fu tra i principali indiziati per il delitto fin da subito con Sollecito, il ragazzo pugliese che aveva conosciuto qualche giorno prima e con il quale si era fidanzata.

L’unico condannato fu l’ivoriano Rudy Gede, che chiese il rito abbreviato e le cui impronte vennero ritrovate nella stanza di Kercher. Condanna per “omicidio in concorso”. Knox è stata assolta definitivamente dalla Cassazione per il caso, come Sollecito. Il processo ebbe enorme risonanza anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Un caso goloso per tabloid, televisioni, case di produzione cinematografiche visti l’intricato giallo della vicenda, la giovane età dei protagonisti, le diverse nazionalità coinvolte, la componente sessuale, il groviglio processuale.

L’intervento di Sollecito

“Avete mai visto il film Yara? In quella pellicola si vede la folla pronta ad aggredire il pm perché ancora non è riuscito a prendere il colpevole. Anziché ragionare e dire ‘attenzione, dobbiamo arrivare alla verità’, c’è la comunità che si muove perché ha paura di non riuscire ad arrivare a quella verità. Non dovete mai entrare nel tranello di farvi prendere dall’emozione, perché è ingannevole. Anche nel mio caso è stato così: si voleva dare in pasto un colpevole all’opinione pubblica”, ha detto Sollecito citato dall’Ansa. “La mia vita è stata distrutta da questa vicenda e con me quella dei miei familiari. Il fango che mi è stato gettato addosso non mi permetteva di vedere un futuro”.

Anche Amanda Knox era tornata sul caso, in un’intervista al settimanale Oggi, rilasciata a fine ottobre. “Sono infinitamente grata di essere viva e di esser stata scagionata ma niente potrà restituirmi i quattro anni trascorsi senza motivo in carcere, e niente potrà cancellare il trauma che è stato inflitto alla mia famiglia, ai miei amici e a me. Soffro ancora lo stigma di un’accusa falsa: resterò per sempre la ‘ragazza che è stata accusata di omicidio’”.

Knox era stata condannata in primo grado e assolta definitivamente da ogni accusa dopo quattro anni di carcere. È tornata a vivere negli Stati Uniti. Raffaele Sollecito, accusato per lo stesso caso, rimase in carcere dal novembre 2007 all’ottobre 2011. Era il fidanzato di Knox all’epoca. La Cassazione lo ha assolto nel 2015 definitivamente “per non aver commesso il fatto”.

“Lo Stato sta semplicemente seguendo la scia della credenza popolare: nella nostra cultura c’è purtroppo sempre l’idea che se vieni accusato qualcosa sicuramente hai fatto, anche se poi vieni assolto – ha raccontato in un’intervista a Il RiformistaSe non trovano le prove è solo perché sei stato bravo a nasconderle. Questo pregiudizio è alimentato sicuramente dai media che pubblicizzano le prove dell’accusa in maniera tendenziosa a favore di chi sta conducendo le indagini. Però spero che alla fine vengano fuori le responsabilità di chi si è macchiato di gravissime colpe come quella di aver distrutto per sempre la mia vita. Io non cerco vendetta, vorrei soltanto che le persone che hanno sbagliato si assumano le proprie responsabilità pubblicamente per onore della verità”.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.